NOVEMBRE 2024
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la Fondazione per

Barco Cornaro, Altivole


Ci siamo chiesti attraverso quali vie questo triplice modello territoriale e architettonico fosse giunto fino a Caterina Cornaro che, dopo il suo arrivo da Cipro nel 1489, con gli ottomila ducati annui assicurati dalla Repubblica e con uno status regale, aveva deciso di costruire la sua casa di villa a mo’ di barco.

La serie storica di carte topografiche e catastali, le indagini aerofotogrammetriche, i sondaggi geoelettrici, i riscontri stratigrafici (SCHÄDLER-SAUB 1994) e archeologici (LUCIANI 1991) contribuiscono tutti a illuminare le fonti dei Cornaro.

I fratelli Giorgio e Caterina scelsero questo sito:
a. perché l’abbondanza d’acqua ne faceva un luogo particolarmente adatto alla creazione di un grande giardino;
b. perché le strade romane lo rendevano accessibile;
c. perché una preesistenza (castrum) offriva il sito per una “casa di villa” fortificata e sicura (FARRONATO 1984 e 1988).

Nonostante il lavoro (ANDERSON 1973 e 1974) che aveva suggerito il nome del lombardo Francesco Grazioli come architetto, restava oscura la fonte del modello. Antonio Colbertaldo, lo storico quasi coevo e assai vicino ai Cornaro, nella sua biografia di Caterina scriveva di un “barco” veduto dal fratello Giorgio vicino a Pavia.

Siamo così condotti alla “Sforzesca”, grande insediamento agricolo e di caccia voluto dagli Sforza a sud di Vigevano, dove è ancora leggibile una lapide dettata dall’umanista veneziano Ermolao Barbaro nel 1486; e possiamo confermare i forti e noti collegamenti tra i due ambienti culturali, in particolare tra i Cornaro e gli Sforza, e dunque l’ipotesi “lombarda”. E se è vero che la parola barco è presente nella lingua veneta, e che lo stesso Sanudo il Giovane la usa nel suo Itinerario in terraferma del 1486 ben cinque volte, occorre risalire all’architetto umanista più rappresentativo dell’ambiente lombardo in quel torno di tempo, per trovare un legame preciso tra quella parola e quella specifica triplice tipologia di parco-giardino-casa. Nel Trattato di architettura di Antonio Averlino, il Filarete, composto intorno al 1464, nel libro XX (cc. 162 e 163, in particolare c. 163v), troviamo chiaramente descritta questa tipologia di casa di villa nominata barco. Ma, come ha suggerito Liliana Grassi, le tracce del Filarete non si fermano a Vigevano. Esse portano molto più lontano, almeno fino al fiume Indo.

(Brano tratto dall’intervento di Domenico Luciani al seminario “De Italia in hortis”, La Garenne Lemot, 19-20 giugno 1992.)

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1988-1991

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