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la Fondazione per |
Il Sile, dalle mura di Treviso al Melma |
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Il fiume Sile, nel suo tratto dalla città a Silea, si configura come un universo disponibile a sperimentare un nuovo codice di comportamento verso l’ambiente fluviale. È emersa la necessità di un dialogo, non più rinviabile, tra discipline diverse. Non si capisce, infatti, la situazione attuale del fiume se non si studiano le vicende storiche che lo hanno riguardato, se non si inquadrano nell’assetto di un territorio molto più vasto, se non si considera l’uso che se ne è fatto nei diversi momenti, in particolare per quanto riguarda la sua navigabilità e lo sfruttamento a fini produttivi, con i mulini prima e con le centrali idroelettriche poi. Non si può, d’altra parte, proporre alcuna modifica, se non si tenta di incrociare le ragioni ecologiche con quelle paesaggistiche e con quelle tecnologiche. Con questo atteggiamento si è arrivati a definire una proposta per la restituzione del fiume alla città e ai suoi abitanti, attuabile con una serie di modifiche da compiere nell’arco di un decennio. Dalle informazioni ottenute presso gli uffici competenti, è stato verificato che entro il 2007 scadranno le concessioni all’ENEL per le centrali elettriche che, di fatto, impediscono oggi la navigabilità del fiume, e ne alterano notevolmente l’equilibrio idraulico. D’altra parte si è visto che la produzione delle due centrali di San Martino e di Ponte della Gobba potrebbe essere concentrata sulla sola centrale di Silea, diminuendo la portata d’acqua (reimmettendo acqua nel letto originario, il “ramo morto”, in modo da restituire dignità biologica, ecologica e funzionale al fiume), ma alzando il salto fino a una quota di compensazione. La verifica di queste condizioni, che vanno attentamente valutate, simulate, sperimentate, potrebbe consentire di proporre l’eliminazione delle due centrali cittadine in modo da riavere una navigabilità “a monte”. Le modifiche proposte porterebbero alla formazione di una zona umida di bio/fitodepurazione, che potrebbe efficacemente integrare le funzioni del nuovo depuratore. Le modificazioni idrauliche (cambiamento dei livelli, delle quantità e delle pendenze dell’acqua) creerebbero a loro volta condizioni paesaggistiche e ambientali assai più vicine a un’idea di Treviso come luogo della civiltà dell’acqua. |
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15-21 giugno 2015, Nel Bosco del Montello. La polveriera di Volpago e il suo paesaggio futuro3-9 novembre 2014, Treviso - Moriago della Battaglia2012-2013, Pescocostanzodal 2002, Paesaggi veneti e nebulosa insediativa2003-2006, Paesaggi feriti. Storia e geografia delle cave in Veneto2001, Paesaggio agrario tra Postumia e Aurelia1998-2000, Paesaggi post minerari della Goitzsche1998-2000, Rocca di Spoleto 1997-2003, Parco Stucky Longobardi1997-1998, Giardino di Villa Venier1997, Il Sile, dalle mura di Treviso al Melma1997, Fortezza di Palmanova 1996-1997, Collecchio e dintorni 1995-1996, Villa Manin1995-1996 Ex ospedale psichiatrico San Giovanni1993-1995, Acque e mura di Treviso1993, Isola Polvese del Trasimeno1992-1993, Parco Manin1989-2001, Parco Reali1988-1991, Barco Cornaro
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