MAGGIO 2024
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la Fondazione per

L’Agdal di Marrakech

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
undicesima edizione, 2000


Il quadrilatero sopraelevato d’acqua dell’al-Ghrsiyya e la piccola isola quadrilatera che sta al suo interno, rinviano verso l’ordinata trasparente forza della ragione, verso il primato della filosofia, verso una tensione a conoscere il mondo grande del cosmo e il mondo piccolo del giardino attraverso l’idraulica e la biologia, l’aritmetica e la geometria, la musica e l’ottica, l’astronomia e l’astrologia. E non si può non ricordare che qui ha vissuto a lungo, ha scritto alcune sue opere fondamentali ed è morto il filosofo Averroè (Ibn Rochd, Cordoba 1126-Marrakech 1198).
L’Agdal di Marrakech ci invia inoltre una lezione storica sulle regole di gestione e di messa a dimora delle piante sia per le distanze reciproche sia per la posizione relativa al flusso dell’acqua, sia per la posizione relativa all’insolazione, così da diffondere nel disegno del giardino il legame proprio della semplicità e della chiarezza, della bellezza e dell’utilità, in tutto il mondo musulmano e in quello mediterraneo, dall’Andalusia fino alla Sicilia, con un ideale rimando tra i minareti e i giardini di Marrakech, di Siviglia e di Palermo, tra la Koutoubia, la Giralda e la Zisa, tra i giardini dell’Alcázar e quelli della Conca d’Oro.
Dalla metà del XX secolo la grande trasformazione della città, i ritmi impressionanti della sua crescita quantitativa, la dilagante e universale attitudine a tecnicizzare e intubare la distribuzione dell’acqua hanno sottoposto l’intera struttura dell’Haouz e dell’Agdal di Marrakech a una dura prova. In particolare la rete delle gallerie e dei pozzi, delle khettara non più direttamente utilizzate (ma in alcune situazioni scorre a tutt’oggi acqua limpida e pescosa), è stata esposta a un rapido degrado. L’Agdal resta, in questo contesto e nonostante tutto, un capo d’opera del tutto speciale.
Dal 1986 è entrato a far parte dei siti sui quali il re esercita direttamente la responsabilità gestionale. Per l’Agdal ne è venuta indubbiamente nuova linfa verso una tendenza di salvaguardia e valorizzazione.
Con il riconoscimento del ruolo cruciale svolto nella storia del giardino dalla civilizzazione islamica, l’undicesima edizione assume il significato di un appello rivolto anche alle autorità governative del Marocco: per favorire ogni sforzo, internazionale e locale, per la salvaguardia e la valorizzazione in tutto il Mediterraneo dei luoghi che costituiscono un riferimento tanto fragile quanto imprescindibile dei fondamenti della cultura occidentale del paesaggio; per trasmettere questo patrimonio alle generazioni future e per far conoscere più largamente la civiltà dell’acqua della quale fa parte.
A questo fine la giuria affida il sigillo di Carlo Scarpa a El Mniai El Houcine, direttore aggiunto dei Domaines Agricoles Royaux, e devolve trenta milioni di lire italiane a un gruppo di studio coordinato da Ouidad Tebbâa, che nell’Università di Marrakech ha già più volte promosso iniziative scientifiche in questo ambito, e composto da studiosi e operatori di varie specializzazioni, tra i quali Jalila Kadiri, storica e funzionaria del Ministero dei beni culturali, e Mohammed El Faïz, che lavora sulla storia del paesaggio agrario nell’Università di Marrakech, per affrontare nuove ricerche che facciano conoscere ancor meglio la fondazione e l’evoluzione dell’Agdal.
Nel consegnare a Treviso, il 13 maggio del 2000, un premio internazionale a un giardino del Marocco, a un luogo di intensa qualità di natura e di memoria dovuto a quella civilizzazione, la giuria intende infine rendere esplicito il significato ideale di questo riconoscimento, come contributo per arricchire le ragioni antiche della stima con nuove aperture culturali e nuovi canali di reciproca conoscenza.

 

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cerimonia di premiazione

sabato 13 maggio 2000
Treviso, Auditorium Pio X

 

Nel corso della cerimonia pubblica è stato consegnato il sigillo di Carlo Scarpa a El Mniai El Houcine (Domaines Agricoles Royaux) e il contributo finanziario di trenta milioni di lire italiane per nuove ricerche a un gruppo di lavoro coordinato da Ouidad Tebbâa(Università di Marrakech) e composto, tra gli altri, da Jalila Kadiri (Ministero dei beni culturali) e Mohammed El Faïz (Università di Marrakech), che sono intervenuti per dar conto del quadro geografico e storico del patrimonio del Marocco; delle khettara dell’Haouz di Marrakech e in generale di quella civiltà dell’acqua; della vicenda dell’Agdal e della sua condizione attuale.

pubblicazione

L’Agdal di Marrakech,

dossier 2000

 
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Agdal di Marrakech, premio Carlo Scarpa 2000

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