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la Fondazione per |
Maredolce-La Favara, Palermo |
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Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino |
Motivazione
Il Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche ha deciso, all’unanimità, di dedicare la ventiseiesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino a Maredolce-La Favara, un luogo che nel cuore del quartiere Brancaccio di Palermo conserva la memoria e le testimonianze tangibili di ciò che è stato il paesaggio nella civiltà araba e normanna in Sicilia, nel quadro più ampio di quel territorio che nella storia prenderà il nome di “Conca d’Oro”, e che nel corso delle trasformazioni recenti ha visto offuscarsi, se non addirittura dissolversi, il proprio carattere distintivo.
Maredolce-La Favara si presenta oggi come una vasta depressione del terreno, che è stata in passato un grande bacino, con al centro un’isola di forma irregolare ancora ben riconoscibile e un magnifico palazzo posto tra il bordo di questa cavità e le schiere di case costruite nel tempo a ridosso del suo perimetro, a nord-ovest; al suo interno, in un ambito di circa venticinque ettari, si sviluppa un sistema complesso di manufatti, congegni idraulici e un vasto agrumeto. Segni che raccontano la condizione di grande spazio coltivato vissuta sin dalle sue origini.
Il luogo è stato presidio della città per chi giungeva per mare o per terra dalla costa tirrenica e area di colture agricole di pregio, dopo che le acque di una sorgente, nate dal piede di una montagna, furono regolate e qui convogliate. Chiamato Favara nel X secolo, nome arabo che dice di acque che sorgono abbondanti, e Maredolce dal XIV secolo, a celebrare la straordinarietà di un “lago” talmente grande da misurarsi con il vicino mare, è stato oggetto di insediamenti romani, arabi e normanni. Ha visto il disordine di sorgenti e paludi trasformarsi nell’ordine di campagne coltivate con tecniche di irrigazione che coniugano l’antica sapienza idraulica romana con le innovazioni portate dalla rivoluzione agricola araba. Giardini di palme e di agrumi, estese colture di canna da zucchero, vigneti e oliveti, alimentati da un grande bacino, con un’isola al centro celebrata da poeti e viaggiatori, arabi e normanni. Sede di una dimora reale, chiamata “sollazzo” da Ruggero II, il sovrano che trasformò il luogo, a indicare non solo il diletto del giardino, dell’acqua o della caccia, ma anche quello che proviene dall’incontro tra culture diverse – bizantina, araba, normanna – nell’architettura, negli stili di vita e nel paesaggio, nel confronto di idee con i sapienti del tempo. Tutto questo a Palermo, nella grande isola al centro del Mediterraneo, luogo d’incontro tra le diversità biologiche e culturali di tre continenti.
Per tali ragioni questo luogo, frutto di un processo di lunga durata, testimonia il valore di una cultura del paesaggio e l’urgenza di riconoscerne il ruolo nel nostro tempo: in relazione alle testimonianze storiche evidenti nei manufatti e nella sua configurazione, ma anche alla presenza imprescindibile di un grande spazio aperto – il “giardino” della Favara e Maredolce – che insieme alle pietre, alle acque e agli artifici dell’uomo, esprime oggi il valore della cura e del governo responsabile da parte delle istituzioni e quello della comunità che trova qui il senso di appartenenza a un paesaggio oltraggiato.
Compreso tra alte cortine di edifici che ne alterano l’immagine, il bordo di un’autostrada e il muro di confine dell’agrumeto, questo luogo appare dunque prodigiosamente sopravvissuto alle molte azioni che hanno più volte attaccato l’equilibrio millenario di un paesaggio agricolo e la dignità di una vita urbana che il quartiere Brancaccio, a sud della città, ancora oggi in diversi modi manifesta. Per molto tempo dimenticato nella descrizione topografica, sfigurato nella sua riconoscibilità, scomparso nella percezione degli abitanti, Maredolce sembra resistere, dentro un perimetro scomposto, che convive con l’indifferenza della città che lo comprime, ne colonizza i profili, erode i punti di connessione vitale.
agosto-novembre 2015 |
venerdì 8 maggio 2015 ore 18 inaugurazione della mostra dedicata alla XXVI edizione Treviso, spazi Bomben
sabato 9 maggio 2015 ore 9.30 seminario sul luogo designato Treviso, spazi Bomben
sabato 9 maggio 2015 ore 17 cerimonia pubblica di consegna del Premio Treviso, Teatro Comunale
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quaderno in italiano e inglese distribuito fuori commercio, Fondazione Benetton Studi Ricerche, Treviso 2015, 16 pp., 42 ill. (pdf, 1,3 MB) |
FONDAZIONE BENETTON STUDI RICERCHE
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