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la Fondazione per |
Désert de Retz |
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Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino |
Motivazione della giuria
Creato da Monsieur de Monville tra il 1774 e il 1789, nel cuore di una vallata circondata dalla foresta di Marly. Il Désert de Retz è, dopo due secoli, un luogo della memoria e un simbolo vivente, un segno veramente peculiare della cultura illuministica che racconta di terre lontane, di civiltà scomparse o legate alla speculazione filosofica, di un’epoca in cui l’ironia è sorella della filosofia e l’indispensabile leggerezza dell’essere è spesso legata alla malinconia.
Ma queste “fabbriche” sapienti e preziose, la casa cinese, la piramide egiziana o il tempio di Pan, non sono che i satelliti di un autentico capo d’opera, di una “follia” architettonica senza precedenti e tuttora enigmatica: la casa, a forma di un immenso “fusto” di colonna in rovina, eco delle utopie visionarie di Ledoux o di Boullée.
L’incantesimo ha colpito, molto più tardi, Colette, André Breton, i surrealisti, André Malraux, e un “jeune homme”, Olivier Choppin de Janvry, che vi andava quando il sito era in abbandono e ha consacrato tutte le sue energie alla battaglia per salvarlo e ridargli vita. Lezione straordinaria di fiducia e di speranza.
Più di trent’anni dopo, si possono verificare i risultati ottenuti. Se esiste un “genius loci”, sicuramente il Désert de Retz è uno dei suoi templi preferiti.
Sempre in evoluzione, spesso minacciate (in particolare oggi anche il Désert de Retz è minacciato da un campo da golf), queste opere complesse che realizzano magnificamente la simbiosi dell’arte e della natura continuano a porci domande sul significato del tempo, sul valore dello spazio e, soprattutto, sulla loro arrogante gratuità, come se il fatto, apparentemente semplice, di “continuare” un giardino fosse una delle grandi sfide della nostra epoca.
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