Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
XXV edizione, 2014
È difficile dar conto ordinato di tutti i collaboratori e gli amici di questa esperienza collettiva di cura della terra che si viene svolgendo a Srebrenica e di queste famiglie che vivono e lavorano a Osmače e Brežani, ma vanno nominati, con le già citate Fondazione Langer e Tuzlanska Amica, almeno il Centro Pace del Comune di Venezia, gli Agronomi senza Frontiere di Padova, la Cooperativa agricola El Tamiso e l’Associazione di Cooperazione e Solidarietà Italia. Il progetto attualmente in corso sul miglioramento colturale del grano saraceno e di altre specie adatte alle condizioni ambientali e pedologiche del luogo, porta il titolo significativo Seminando il ritorno ed è sostenuto dalla Tavola Valdese. Nell’agosto del 2013 è stata inoltre avviata, intorno al gruppo Adopt Srebrenica, una rete di solidarietà internazionale che coinvolge varie città e centri culturali.
Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino si inserisce in questo vasto quadro di riflessioni e di iniziative, definendo un proprio ruolo parziale e un contributo peculiare nel tentativo di capire più da vicino, e con l’impegno di far conoscere un po’ meglio, le ragioni profonde che legano singoli individui o gruppi familiari o piccoli insiemi comunitari al luogo abitato dalle loro memorie e dai loro propositi. Ragioni e legami talmente forti da permettere loro di affrontare, come dimostra il caso di Osmače e Brežani, un abisso che appare invalicabile. Il dialogo con i protagonisti e la loro testimonianza diretta ci aiuta a vedere quali possano essere i modi più adatti e gli attrezzi più utili a partire dal coltivare la terra, per affrontare la cura degli ambienti fisici e dei quadri di vita in un’area segnata da un trauma recente, ultimo pesante strato accumulato sopra le infinite metamorfosi geopolitiche nella lunga durata della storia e nella larga geografia euro-mediterranea.
Questo luogo, questa vicenda, ci aiutano a intendere il senso e il valore di un’esperienza di piccole dimensioni socioeconomiche e di alto profilo civile, che si inscrive, con simbolica intensità, nel diffuso fenomeno del “ritorno alla terra”. Più da vicino, e con urgenza, ci pongono il tema della costruzione dello spazio multiculturale non come attitudine distributiva di posti ai diversi ma come spazio di compresenza unitaria di diversi. A due dei protagonisti, rappresentanti e testimoni delle loro comunità, delle loro culture, dei loro villaggi, Muhamed Avdić e Velibor Rankić, la giuria decide di affidare il sigillo di Carlo Scarpa, per esprimere un sentimento di affettuosa vicinanza e di incoraggiamento, per confermare l’impegno a conoscere e far conoscere le difficoltà e le speranze delle loro fatiche, e per ringraziarli della lezione di vita, attualissima e universale, che viene dalla loro meravigliosa resistenza sull’altopiano.