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Il luogo e il sacro |
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Contributi all'indagine sul linguaggio simbolico dei luoghiIl luogo e il sacro Contributi all'indagine sul linguaggio simbolico dei luoghi a cura di Domenico Luciani Edizioni della Fondazione Benetton Studi Ricerche con Canova Treviso 2012 208 pagine 59 illustrazioni a colori e una in bianco e nero prezzo di copertina 25 euro ISBN 978-88-8409-265-6 (collana Memorie, 14)
Il volume raccoglie contributi di Carmen Añón, Franco Arminio, Franco Cardini, Guido Dotti, Alphonse Dupront, Le Corbusier, Domenico Luciani, José Miguel Puerta Vílchez, Olivier Ricomini, Flora Samuel, Angelico Surchamp, Massimo Venturi Ferriolo, Luigi Zanzi.
L’incontro con un rocchio ciclopico tra gli ulivi ci sorprende. Ci interroga. Ma se conosciamo almeno un po’ gli strati della sua storia; se riusciamo a dialogare con le misure del tempo che contiene, i milioni di anni dalla sua formazione geologica, i venticinque secoli di immobilità sospesa nel posto in cui oggi lo troviamo abbandonato; se riusciamo a documentarci sulle conoscenze scientifiche e tecniche, le arti, i mestieri, gli attrezzi, il lavoro che gli ha dato la forma di un enorme cilindro monolitico e lo ha avviato dalle cave di Cusa verso i templi di Selinunte; se cerchiamo di evocare la scena drammatica del suo improvviso abbandono lungo la strada; se tentiamo di ricostruire l’età del paesaggio agrario nel quale ha trovato casa e l’età degli alberi che lo attorniano e le stagioni e le vicende di cui sono stati testimoni; se si verifica questo raduno di cose e questa accumulazione di elaborazioni conoscitive, di tensioni ricettive e di interpretazioni simboliche, allora la sorpresa si trasforma in qualcosa di radicalmente altro. Il luogo nel quale ciò accade mostra il sacro. Lo studio dell’antropologia del sacro e le vaste ricerche compiute sul campo, in particolare da Mircea Eliade, nell’ultimo secolo hanno documentato come ciò accada fin dalla condizione dell’uomo arcaico; e Pier Paolo Pasolini ha ricostruito mirabilmente uno degli itinerari poetici che ci aiutano a entrare, da moderni, in quella condizione. La sequenza dell’Edipo re nella quale il protagonista interpella l’oracolo delfico e conosce il suo destino parricida e incestuoso è il risultato di una duplice trasfigurazione. Con la prima, le parole scarne e ormai tragicamente presaghe, prive di ogni referenza ambientale, con le quali, nel testo di Sofocle, Edipo rievoca il fatto e ne parla a Giocasta, divengono nel film un luogo. Con la seconda, il luogo viene spostato dalle sue aspre orografie originarie e liberato da ogni immaginario di haut lieu, luogo eminente o santo, per assumere la figura e le misure di un paesaggio largo e appena ondulato, nel quale emerge un solo grande albero isolato, un luogo ordinario, come ne possiamo incontrare ogni giorno in un viaggio mediterraneo, nel quale “un profondo, purissimo, glorioso sole investe la sagra”. Per l’uomo religioso arcaico quell’albero, con la sua ombra, quello spazio nudo intorno, quella luce accecante, quel tempo incommensurabile della folla di pellegrini in attesa, danno forma e vita a un luogo che mostra il sacro e lo trasmette attraverso segni e significati di un linguaggio simbolico che egli recepisce e interpreta. Ma l’avventura dell’uomo religioso arcaico continua. Ha attraversato la modernità e sta entrando in un’età inedita. Le testimonianze e le ricerche raccolte in questo volume ci aiutano a capire come lo statuto antropologico delle civiltà sia venuto modificandosi nel lungo corso del tempo e nel movimento ampio e pervasivo delle migrazioni, ma altresì come le tracce incancellabili di tutte le generazioni che ci hanno preceduto contribuiscano a farci essere quelli che siamo. Il legame costitutivo della condizione umana con il luogo, con la natura, con la memoria e con il sacro, seppure sottoposto a continue metamorfosi e oscillazioni, tra immersioni e riemersioni, appare insomma capace di declinarsi nei più diversi ambiti geografici e storici.
In copertina: Un rocchio abbandonato nella campagna siciliana tra Cusa e Selinunte (fotografia di Luigi Latini, 1999). |
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