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la Fondazione per

Castelvecchio di Verona

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
dodicesima edizione, 2001


Motivazione della giuria
La giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso all’unanimità di dedicare la dodicesima edizione al Castelvecchio di Verona.
È un luogo che appare oggi come stratificazione, quasi come collage avventuroso di sedimenti diversi della memoria; fatto di parti, momenti, materiali, figure d’acqua diverse, dal grande fiume che passa sotto i tre archi del suo ponte ai piccoli gesti di artificio disegnato, vertici dell’invenzione del nostro tempo. Spazi e manufatti formano insieme un sistema sorprendente di torri, corti, giardini, percorsi nei quali si alternano stanze e spazi aperti senza soluzione di continuità, camminamenti orizzontali e verticali. Molti pezzi sono stati montati, smontati, di nuovo rimontati, aggiunti e sottratti, da una vicenda storica lunga almeno due millenni. Eppure l’insieme dà forma a una testimonianza storica unitaria.
Castelvecchio occupa una posizione cruciale nella forma e nella vita della città. È situato là dove la strada Postumia, decumano massimo di Verona romana, si stringe contro la prima grande ansa dell’Adige, mentre la seconda racchiude nel suo perimetro la città fino all’età comunale. Dopo le dominazioni gota, longobarda e franca, il Comune, nella prima metà del XII secolo, fissa il nuovo limite della città a occidente, con un gesto semplice e definitivo che taglia la penisola abitata con un muro e un canale passante (Adigetto).
Dopo un trentennio ezzeliniano (alla metà del Duecento) e dopo che la Signoria scaligera (negli anni venti e trenta del Trecento) ha drasticamente ampliato la forma urbis, spostando all’esterno il sistema difensivo, viene decisa proprio qui, nel groviglio tra fiume, canale e strada romana, la costruzione di una residenza fortificata. Il castello scaligero assume così (alla metà del Trecento) la sua prima forma compiuta di grandiosa macchina deterrente, inglobando preesistenze antiche e medievali e dotandosi, poco dopo, di un ponte che permette l’uscita oltre il fiume. Il castello, che inizialmente porta il nome di San Martino in Aquaro, la piccola chiesa racchiusa nel cortile delle armi, si costituisce così come fortezza e come crocevia di libero movimento, aditus-exitus, sia verso la campagna sia verso la città
Il castello, le torri, le mura, i cortili, il ponte subiscono nel tempo molteplici trasformazioni, anche radicali, nell’assetto fisico e nell’uso.
È dunque residenza scaligera all’origine (1354-1387); fortezza viscontea prima e carrarese poi nel ventennio successivo (1387-1402, 1402-1405); caposaldo militare veneziano per quasi quattro secoli, arsenale (1405-1796), e poi anche accademia di ingegneria militare (dal 1762); caserma napoleonica per un ventennio (1796-1814), anche quando gli austriaci si attestano sull’altra sponda del fiume (dal 1801); caserma austriaca per oltre mezzo secolo (1814-1866); caserma italiana per oltre mezzo secolo (1866-1925). Nel 1923 Castelvecchio viene ceduto dal demanio militare al Comune di Verona, che continua a ospitare il circolo ufficiali e che nel 1925 istituisce un museo in forme medievalizzanti nell’ala verso il fiume del cortile delle armi. Alla fine degli anni cinquanta inizia il processo di radicale trasformazione museale ancora in atto.

 

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cerimonia di premiazione

sabato 12 maggio 2001
Treviso


Nel corso dell’incontro Domenico Luciani e Monique Mosser hanno illustrato, con diapositive, 
le motivazioni della giuria.
Carmen Añón e Lionello Puppi hanno consegnato il sigillo di Carlo Scarpa e il contributo finanziario di trenta milioni di lire italiane per nuove ricerche al più diretto responsabile, il direttore del Museo, Paola Marini, che ha portato una testimonianza sul governo di Castelvecchio e sugli sviluppi museali futuri.

pubblicazione

Castelvecchio di Verona,

dossier 2001

 
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Castelvecchio, premio Carlo Scarpa 2001


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