“Creare in una città come Treviso...”
di Gaetano Cozzi
A Sergio Zamperetti, che nella stessa collana ha già pubblicato un volume dal titolo I piccoli principi. Signorie locali, feudi e comunità soggette nello Stato regionale veneto dall’espansione territoriale ai primi decenni del ’600, è stata offerta la possibilità di dedicarsi a una ricerca su feudi e signorie nel Dominio veneto di terraferma, che è un completamento dell’antecedente. Non dissimile è il caso di Alfredo Viggiano, di cui è già uscita nella nostra collana la grossa opera Governanti e governati. Legittimità del potere ed esercizio dell’autorità sovrana nello Stato veneto della prima età moderna, che sta portando a conclusione un’indagine su potere, giustizia, amministrazione nei Dipartimenti veneti tra Regno d’Italia napoleonico ed età della Restaurazione, problemi analoghi, dunque, in un contesto storico del tutto diverso. Altrettanto si può dire per Anna Pizzati, che dopo aver partecipato alla ricerca sulle campagne, concludendola con un libro su Conegliano. Una “quasi città” e il suo territorio nel secolo XVI, ha avuto dalla Fondazione l’incarico di studiare per tutto il Trevigiano la questione delle proprietà e delle istituzioni ecclesiastiche nei secoli XVI e XVII: è una dimostrazione dell’interesse che la Fondazione intende riserbare al grande tema delle “campagne”, destinato a restare, integrato ormai con quello dei giardini e del paesaggio, uno degli assi portanti dell’attività di studi e di ricerche della Fondazione.
Occorre aggiungere che la collana editoriale “Studi veneti” non annovera solo i frutti delle nostre ricerche, ma anche opere preparate in altre sedi, pur concernenti il Veneto e di vasto respiro storico: si pensi a L’oro dello Stato. Società, finanza e fisco nella Repubblica veneta del secondo ’500, di Luciano Pezzolo, e a L’arte matrice. I lanifici della Repubblica di Venezia nei secoli XVII e XVIII, di Walter Panciera.
Per finire, nella primavera del 1996 si è svolto nell’ambito della Fondazione un convegno sull’infanzia abbandonata nel Triveneto, cui s’è voluto dare un titolo che esprimesse tutto l’intreccio di dolore umano e di dramma sociale che ne era essenza: Benedetto chi ti porta, maledetto chi ti manda. L’ha proposto e poi organizzato Casimira Grandi, una sociologa veneziana docente all’Università di Trento. La Fondazione non si è limitata ad assumersene il carico e a pubblicarne gli atti, nel 1997, ma ha voluto offrire un suo diretto contributo ai lavori facendo svolgere da una giovane studiosa, Pisana Visconti di Oleggio, una ricerca su un tema mai affrontato, l’ospitalità offerta agli esposti dall’ospedale di Santa Maria dei Battuti di Treviso nel corso dell’Ottocento.