Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
diciannovesima edizione, 2008
Quando, all’inizio degli anni novanta, la Municipalità Sud (Oud-Zuid) di Amsterdam, che ha potestà sull’area, ha deciso, anche sulla spinta di varie iniziative giornalistiche e professionali, di procedere a un riordino-riqualificazione (herinrichting) del Museumplein, è emersa la difficoltà insormontabile di trovare una soluzione unitaria dignitosa cercando di mediare le diverse istanze, i diversi specialismi tecnici e progettuali, i tanti soggetti portatori di interessi particolari. Nella recente vicenda del Museumplein, che inizia nel febbraio 1992 e si conclude nell’agosto 1999, appare particolarmente significativo il metodo seguito dall’Amministrazione Pubblica. Con una prassi trasparente fondata sul dialogo tra conoscenze e decisioni, è stato affidato a un comitato consultivo composto da tre esperti olandesi di chiara fama – l’urbanista Rein Geurtsen, il paesaggista Alle Hosper, l’architetto Maarten Kloos – e coordinati dal consigliere dell’Amministrazione Walter Etty, il compito di delineare e quindi suggerire il carattere dell’incarico necessario e contemporaneamente di cercare, e quindi di proporre, la figura al quale affidarlo. Ancora più degno di nota e in qualche misura sorprendente, è che l’incaricato proposto sia stato un paesaggista, ancorché dotato di una lunga esperienza e di un corpus di opere realizzate comprendente alcune piazze pubbliche di grandi città. Le ragioni e i modi seguiti per formulare la proposta di incaricare il paesaggista scandinavo Sven-Ingvar Andersson, coadiuvato dall’urbanista olandese Stefan Gall, fanno emergere i tre parametri fondamentali della scelta: la capacità di concepire soluzioni di forte identità e di leggibile autografia; la capacità di coordinare i vari uffici pubblici, gli specialismi scientifici tecnici e operativi coinvolti; la capacità di ascoltare e dare risposta alle molteplici espressioni e domande degli abitanti e dei visitatori. È quanto accade nei sette anni della radicale modificazione. L’idea, le sue forme, le sue misure: è già tutto nel masterplan del giugno 1993. Andersson scrive qui una pagina di mirabile nettezza, nella lunga tradizione della moderna scuola del paesaggismo nordico, con toccanti citazioni del maestro Carl Theodor Sørensen nell’uso dei setti vegetali che misurano lo spazio e organizzano la geometria percettiva. «Il centro di un ciclone è detto “occhio” ed è una zona di quiete circondata dallo strepito e dall’infuriare di forze dinamiche. Quando ci si trova nell’occhio del ciclone si avverte allo stesso tempo l’energia vitale delle forze scatenate e la calma acquietante del silenzio. Museumplein è l’occhio del ciclone al quale dà corpo e anima la città di Amsterdam. Sin dall’inizio, la mia intenzione è stata quella di rendere visibile il vuoto e udibile il silenzio, per permettere la creazione di un recipiente vuoto disponibile a essere colmato di vitalità fisica e spirituale, una vitalità che lo animerà sempre e che potrà talora esplodere con la forza di una marea travolgente. L’occhio, ovvero il recipiente vuoto, deve avere una forma semplice capace di esprimere dignità, perché è con semplicità e dignità che sarà possibile dar vita a un dialogo tra le istituzioni culturali presenti sul campo e il cielo sovrastante, tra lo spazio aperto e l’aria. I cittadini del quartiere, i rappresentanti delle istituzioni, i frequentatori abituali e i politici non mi hanno suggerito il progetto; mi hanno però dato molte informazioni. Ho ascoltato le loro esigenze, i loro sogni, le loro aspettative, e io le ho ripensate con fantasia, cercando di arrivare a un risultato di semplice dignità.» Queste parole di Sven-Ingvar Andersson appaiono come la più sicura sintesi del suo concetto ispiratore. Le consultazioni e le discussioni che sono seguite si sono confrontate con il masterplan del 1993 che, con piccoli emendamenti, è stato approvato dal consiglio della Municipalità Sud nel settembre 1995 e nei quattro anni successivi ha costituito il filo rosso per definire unitariamente i molteplici pesanti interventi.