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la Fondazione per

Maredolce-La Favara, Palermo

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
XXVI edizione, 2015


Come la testa di un cuneo che si fa spazio nel groviglio di vecchie e nuove strade, ai margini di una città che è arrivata a lambire i suoi confini, riconosciamo in questo luogo l’avamposto di uno stretto ventaglio di paesaggi superstiti che, oltre il fiume Oreto, disegna verso sud, tra le pendici del monte Grifone, le strade di Ciaculli e la costa, un mirabile mosaico di paesaggi coltivati, residuo ultimo della Conca d’Oro, concatenazione di terreni curati dall’uomo che qui prendono il nome di “giardino”.

Dopo gli anni della sua creazione, nelle forme che Ruggero II gli diede nella prima metà del XII secolo e una fase di trasformazioni nell’uso e nella proprietà, accompagnata da un progressivo diminuire delle acque originate dalla Favara, Maredolce sopravvive in tempi recenti alle sue peggiori vicende, che hanno visto la manomissione dei suoi spazi superstiti e l’erosione del suo contesto vitale. Il bacino e l’isola, divenuti nel tempo terra coltivata, si saldano verso sud-est con il mondo ancora presente degli agrumeti di disegno ottocentesco. Nell’arco della seconda metà del secolo XX, il luogo sarà risucchiato dall’espansione della città e avvolto nel silenzio. Nel palazzo e nel suo intorno, gli spazi e le testimonianze ancora presenti sono stati di recente oggetto di indagine storica e di restauro, di cure e attenzioni da parte di molti. Maredolce inizia a svelarsi agli occhi degli abitanti come un luogo nel quale riconoscere il passo della propria cultura, una ritrovata attitudine verso il paesaggio, una prospettiva di futuro.

Quello che oggi vediamo – gli spazi ritrovati, le mura consolidate e le architetture restaurate, i brani rinvenuti dagli archeologi, gli studi eseguiti – ci appaiono un invito a proseguire il lavoro di indagine e di studio, soprattutto in direzione di una comprensione unitaria del luogo, del suo valore e delle relazioni con le testimonianze che appartengono alla sua collocazione culturale, alla sua vita oggi. Relazioni che rinviano all’insieme delle architetture arabo-normanne e di ciò che rimane dei loro giardini nell’ambito palermitano e al sistema più vasto e disperso degli agrumeti, relazioni che appartengono al mondo di analoghe testimonianze che la cultura araba ci ha lasciato. E tra queste, l’Agdal di Marrakech, il luogo al quale, nel 2000, è stata dedicata l’undicesima edizione del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.

In questo paesaggio confluiscono i segni della storia e gli indizi di cambiamento che provengono da un ambiente sociale “condannato” a un giudizio spietato: Ciaculli e Brancaccio, quartieri segnati da terribili storie, la “mafia dei giardini”, le raffinerie di eroina, ma anche gli eroi del riscatto come don Pino Puglisi. Il Premio guarda a una possibile riconciliazione tra la vita di un quartiere e una lungimirante visione di una città che in questa parte del suo territorio riconosca i segnali di una pacificazione tra le contraddizioni di uno sviluppo recente e la presenza viva dei suoi paesaggi superstiti. Guarda a ciò che rimane del paesaggio della Conca d’Oro. Alle città mediterranee – Palermo ne è simbolo riconosciuto – che non possono cedere altro terreno al cemento. Guarda all’incontro tra le diversità che si sono manifestate a Maredolce come un’opportunità di riproporre l’incontro proficuo tra nature e culture che ha fatto grande la storia del “mare tra le terre”.

Sulle stesse rive di questo mare, nella stessa isola, la decima edizione del Premio Carlo Scarpa, nel 1999, ha posto al centro delle sue attenzioni un luogo, le Cave di Cusa, e un testimone, Vincenzo Tusa, che insieme esprimono il senso e il valore di un lavoro culturale e di un impegno civile, che ancora oggi, a Palermo, sono al centro del nostro lavoro.

L’attuale condizione di Maredolce, prezioso frammento di un mosaico perduto, silenzioso testimone di una cultura antichissima, attende di essere riconosciuta e collocata in un contesto più ampio che esprima tutta la sua forza, ritrovando il legame tra ciò che si è salvato, quello che ancora riemergerà, e la vita non più indifferente di una comunità che si muove attorno a questo luogo.

Emerge, tra i soggetti oggi impegnati per Maredolce-La Favara, il gruppo di lavoro della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo, sotto la guida di Maria Elena Volpes, al quale il Comitato scientifico della Fondazione si rivolge con un sentimento di profonda riconoscenza per il valore della sua esperienza e per l’impegno costante, e decide di affidare al suo coordinatore, Lina Bellanca, il sigillo di Carlo Scarpa, come espressione di un sentimento di vicinanza e sostegno a tutte quelle figure che, in campi diversi, testimoniano con il proprio lavoro, in un contesto urbano e sociale non facile, l’importanza di un bene collettivo del quale appare necessario continuare a prendersi cura e difendere la ricchezza di significati e diversità che esso continua a trasmettere.

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iniziative pubbliche

agosto-novembre 2015

nuovi appuntamenti

venerdì 8 maggio 2015 ore 18

inaugurazione della mostra dedicata alla XXVI edizione

Treviso, spazi Bomben

 

sabato 9 maggio 2015 ore 9.30

seminario sul luogo designato

Treviso, spazi Bomben

 

sabato 9 maggio 2015 ore 17

cerimonia pubblica di consegna del Premio

Treviso, Teatro Comunale

 

pubblicazione

Maredolce-La Favara

dossier 2015

quaderno in italiano e inglese distribuito fuori commercio, Fondazione Benetton Studi Ricerche, Treviso 2015, 16 pp., 42 ill. (pdf, 1,3 MB)

9 maggio - 5 luglio 2015

mostra dedicata alla XXVI edizione

Treviso, spazi Bomben

 
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Maredolce-La Favara, Premio Carlo Scarpa 2015


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