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«Un giuoco così utile ai pubblici introiti» |
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Il lotto di Genova dal XVI al XVIII secolo«Un giuoco così utile ai pubblici introiti» Il lotto di Genova dal XVI al XVIII secolo di Giovanni Assereto Fondazione Benetton Studi Ricerche-Viella Treviso-Roma 2013 136 pagine ISBN 978-88-6728-046-9 (collana Ludica, 12)
Nel 1576 le cosiddette Leges novae, destinate a regolare fino al 1797 le istituzioni della Repubblica di Genova, stabiliscono che due volte l’anno vengano sorteggiati cinque nominativi di patrizi destinati a rimpiazzare altrettanti membri dei Serenissimi Collegi, il massimo organo di governo. Secondo una tradizione ben consolidata in Italia e in Europa, quei sorteggi rappresentano un’ottima occasione di effettuare scommesse; ma nel caso genovese la cosa assume ben presto una configurazione particolare. Si crea infatti un’organizzazione che gestisce e codifica le puntate, stabilendone le modalità in forme che rappresentano il primo modello del gioco del lotto. Dopo un periodo di gestione semiclandestina, nel 1644 la Repubblica decide di rendere lecito il gioco, appaltandone la tenuta al miglior offerente. Da allora la popolarità del lotto genovese (o per meglio dire del Seminario, come viene chiamato a Genova dal nome dell’urna da cui si estraggono i nomi) non fa che crescere in patria e nel resto d’Italia, parallelamente agli introiti che lo Stato ne ricava, attirando gli investimenti delle maggiori famiglie patrizie. Via via fioriscono a Roma, a Napoli, a Venezia, a Milano, a Torino e in altre città – sia pure spesso tra preoccupazioni e scrupoli morali – i tentativi di copiare l’organizzazione del gioco per trarne altrettanti profitti pubblici e privati: iniziative che apparentemente minacciano gli interessi degli appaltatori e dei governanti genovesi, ma dietro le quali in genere si cela proprio qualche intraprendente suddito della Repubblica, o addirittura gli stessi appaltatori che meditano in tal modo di allargare il loro giro di affari. Anche se a lungo andare il monopolio ligure è destinato ad esaurirsi, tanto più con la diffusione del gioco in altri paesi europei. Se l’origine genovese del lotto è nota da tempo, in questo libro si esaminano per la prima volta, sulla scorta della documentazione archivistica, i meccanismi primitivi del gioco, le modalità degli appalti, i progetti per riprodurlo al di fuori di Genova, le ricadute economiche e istituzionali che ne sono derivate, alcune delle quali decisamente curiose e inaspettate.
Giovanni Assereto (Savona, 1946) insegna Storia moderna nell’Università di Genova e dirige la Scuola di dottorato “Società culture territorio”. Tra i suoi principali campi di ricerca: la Toscana moderna e contemporanea, i fenomeni pauperistici e le politiche assistenziali in Italia e in Europa, la storia politica, economica e sociale della Liguria fra XVI e XX secolo. Recentemente ha curato con Marco Doria, per l’editore Laterza, una Storia della Liguria; e con Nicola Calleri, per Slow Food editore, un’antologia di scritti di Giovanni Rebora (Tagli scelti. Scritti di cultura materiale e gusto mediterraneo). Del 2011 è il suo volume «Per la comune salvezza dal morbo contagioso». I controlli di sanità nella Repubblica di Genova.
Indice
Premessa I. Un atto di nascita insieme certo e confuso II. Dalla proibizione allo sfruttamento III. Le regole del gioco IV. Un prodotto d’esportazione V. I genovesi e i «lotti forastieri» VI. La concorrenza interna, l’evoluzione del gioco, gli anni di crisi e di ripresa Abbreviazioni Bibliografia Indice dei nomi di persona e di luogo |
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elenco pagine
«Un giuoco così utile ai pubblici introiti»Statuta de ludoLos juegos paganos en la Roma cristianaIl gioco e la guerra nel secondo millennioStudi per le «Sorti»Le sorti intitolate giardino d’i pensieriTerzetti per le «Sorti»Davide o Salomè?Ludus e iocusLudus/ludereL’immagine del vincitoreGioco e giustizia nell’Italia di Comune
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