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la Fondazione per

Alla scoperta della serietā del gioco

di Gherardo Ortalli


Il ruolo della Fondazione
Sulla scorta delle premesse sopra evidenziate, la prima iniziativa pubblica che concretamente prese corpo risale al maggio 1991, quando nella sede della Fondazione, in Treviso, ebbe luogo un incontro di studio sul tema “Giustizia, gioco, diporto nell’Italia di comune”, con la presentazione di saggi poi riuniti nel volume uscito nel 1993 con il titolo Gioco e giustizia nell’Italia di comune. Premessa di quell’incontro era, tuttavia, la già ben avviata raccolta delle norme sul gioco prodotte tra tardo medioevo e prima età moderna dai comuni italiani, in vista di un repertorio di centinaia di voci recuperate da un gruppo di giovani ricercatori e in corso di pubblicazione a cura di Alessandra Rizzi.
Con quelle prime iniziative la Fondazione cominciava a far sentire la sua voce trovando subito un ascolto per più aspetti superiore al previsto, riprova di come l’ambito d’intervento individuato fosse pronto per essere accolto. Era in sostanza iniziato il processo di “sdoganamento” di quella ludicità che cominciava a uscire dalla sfera grigia delle cose poco serie e comunque marginali per entrare nel campo dei temi meritevoli di grande attenzione. Da quel momento la Fondazione veniva gradualmente affermandosi quale punto di riferimento per le ricerche di storia del settore, scegliendo in particolare di coprire gli spazi più trascurati dalla ricerca, ossia quelli del passato (fino a tutto il secolo XIX) che sono la premessa e la matrice delle realtà odierne.
Le valutazioni che stiamo dando non peccano di eccessiva enfasi; del resto il ruolo culturale assunto è confermato dai rapporti che ben presto vennero a istituirsi, con collaborazioni che accreditarono la Fondazione anche a livello internazionale e in proposito conviene ricordare almeno l’incontro dedicato a “The Doctor on the Stage: performing and curing in early modern Europe/Il medico in scena: rappresentazione e guarigione in Europa nella prima età moderna” (sezione monografica di «Ludica», 5-6, 2000), organizzato nell’ottobre 1999 presso il Centro Italo-Tedesco Villa Vigoni a Loveno di Menaggio, con il Centro Italo-Tedesco stesso e con l’Institut für Geschichte der Medizin der Robert Bosch Stiftung di Stoccarda. In quella occasione il variopinto mondo dei guaritori di strada, dei saltimbanchi e degli imbonitori di fiera era analizzato con un’ottica assolutamente innovativa.
Nella stessa linea e sempre per esempio, va segnalata la partecipazione nell’agosto 2006 ad Helsinki al XIV Congresso Internazionale di Storia Economica. Per l’occasione si è organizzata una specifica sessione di lavoro avente come tema “Giocatori d’azzardo, imprenditori e burocrati di Stato. 
L’industria del gioco d’azzardo in prospettiva storica/Gambling, gamblers enterpreneurs and state bureaucrates. The Gambling industry in historical perspective
” (sezione monografica di «Ludica», 12, 2006). I contributi offerti da studiosi giunti oltre che dall’Italia anche da Austria, Finlandia, India, Spagna, Stati Uniti e Svizzera hanno messo in luce lo straordinario rilievo economico del gioco e in particolare dell’azzardo.
La possibilità di istituire rapporti ad ampio respiro, peraltro, più che dagli incontri di studio è comprovata dal ruolo assunto negli anni dalla rivista «Ludica» come punto di riferimento per le ricerche sulla ludicità a livello internazionale. Prima di parlarne, tuttavia, conviene guardare all’orizzonte italiano per ben capire quanto pesi oggi la Fondazione e subito vanno ricordate le borse di studio che annualmente si assegnano a giovani laureati nelle università italiane per tesi aventi come tema “il gioco e i giochi, attraverso i tempi, fino agli sport contemporanei”.
L’iniziativa era nata nel 1987-1988 per onorare il ricordo del giovane Stefano Benetton prematuramente venuto a mancare. Dall’anno 2001 le borse vennero intitolate a Gaetano Cozzi, nel frattempo scomparso, mentre il premio Stefano Benetton viene da allora assegnato sempre nell’ambito del gruppo Benetton dalla Biblioteca “Stefano Benetton” per tesi di argomento sportivo. Per valutare l’importanza delle borse di studio bandite dalla Fondazione basterà fornire qualche dato e così si ricorda che per le 90 assegnate fino al 2005 le tesi presentate al giudizio della commissione sono state ben 477, discusse in 35 diversi corsi di laurea o scuole di dottorato di ricerca e di specializzazione, presso 48 sedi universitarie.
Piace segnalare come per diversi giovani neolaureati la borsa è stata un concreto incoraggiamento a proseguire gli studi e in diversi casi i lavori proposti sono poi divenuti volumi o saggi in riviste specializzate. Inoltre, grazie a questa iniziativa la Fondazione ha oggi meglio di ogni altra realtà in Italia il polso di quanto si sta facendo nelle università italiane in materia di storia del gioco.

 


 

Testo tratto dalla sezione Ludica
del «Bollettino della Fondazione Benetton Studi Ricerche», 4, 2007 (Rapporto di attività 1987-2007),
pp. 285-290.

 
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