In questa “conoscibilità” e “responsabilità” stanno le condizioni del governo del paesaggio. L’attività di governo del paesaggio prevede dunque l’identificazione dei segni e dei caratteri costitutivi dei luoghi, la conterminazione dei loro ambiti, la definizione di programmi pluriennali di rinnovo, di pratiche stagionali e quotidiane di cura e manutenzione, di norme tese a regolare la convivenza nello stesso spazio di patrimoni naturali, sedimenti culturali, presenze umane, usi funzionali. Il governatore del paesaggio appare come un’auctoritas morale e culturale riconoscibile, in grado di decidere azioni, modificazioni, provvedimenti, usi e riusi coerenti con la forma e la vita del luogo nella lunga durata, ma il lavoro intellettuale e manuale necessario per governare le modificazioni dei luoghi, per salvaguardare e valorizzare i patrimoni autentici di natura e di memoria è ancora privo di statuto scientifico e di curriculum formativo. Il governo del paesaggio si presenta non come un potere onnisciente, ma, al contrario, come un polo coordinativo tra varie sfere di professionalità e di conoscenza, tra molte diverse scienze, tecniche e arti, con le quali non si identifica, ma con le quali stabilisce relazioni fertili e critiche. Un confronto forse utile può essere istituito con la direzione d’orchestra. Il direttore non ha il compito di suonare i vari strumenti, ma di conoscerne le potenzialità e metterne in valore le caratteristiche, così da trarre da ognuno di essi un contributo coerente alla propria idea generale del testo da eseguire e alla propria linea esecutiva. Queste sfere, tra le quali ovviamente esistono molteplici intersezioni, possono essere immaginate in una articolazione tripartita: idee, scienze, tecniche/arti/mestieri.
Il governatore dovrebbe conoscere (o saper ascoltare chi conosce) la storia delle idee, delle volontà e delle condizioni che hanno presieduto alla formazione della vita e della forma del luogo, avendo dimestichezza con gli archivi delle fonti scritte e disegnate e un’attitudine a valutare il peso che hanno avuto le varie forze nella formazione della sua identità e il peso che hanno le varie esigenze nell’orientamento da prendere in futuro.
Dovrebbe conoscere (o saper ascoltare chi conosce) le condizioni climatiche, idrogeologiche e biologiche che definiscono i caratteri fondativi del luogo, le specie e le catene vitali che vi possono insistere, dai microrganismi ai grandi esemplari vegetali. Gli specialismi scientifici possono contribuire, ma resta compito del governatore interpretare pareri e proposte con criteri storico-critici, così da tenersi al riparo da sperimentalismi alla moda o da stravaganze soggettive, e da evitare atti che non abbiano il respiro della lunga durata.