Paesaggi che cambiano

Luoghi, persone, mestieri, II. Memoria cinematografica del lavoro
rassegna cinematografica dedicata ad Andrea Zanzotto


Attraverso il lavoro – le tecniche e gli strumenti – l’uomo ha da sempre cambiato il mondo, fino a rendere l’ambiente simile a sé (forse un po’ troppo?), ma la pratica e la memoria del lavoro non hanno trovato nel cinema di fiction, narrativo o spettacolare, una grande attenzione, quasi che la funzione del divertimento sia “esclusiva”, debba cioè escludere il mondo della creazione-produzione e della fatica quotidiana, per privilegiare un mondo fantastico, parallelo a quello reale. Eppure i lavoratori erano già presenti nel primo film proiettato a Parigi quel 28 dicembre 1895, che segna la nascita del cinema: La sortie des ouvriers de l’usine Lumière era una sfilata di operaie e operai davanti alla macchina da presa fissa. Da quel momento, anche per il mondo del lavoro, dunque, la macchina da presa ha acquisito una vocazione a registrare, a documentare la realtà, naturale o sociale, sia direttamente, come un testimone oculare (ne sono altrettante conferme i titoli della rassegna Paesaggi che cambiano di ottobre-dicembre 2013), che indirettamente, attraverso le storie raccontate dalle sue immagini, storie di singoli artefici, che esaltano l’homo faber, o di collettività alleate, ma più spesso in lotta, con la natura.

Il proposito ambizioso dei cinque titoli della seconda parte della rassegna è quello di selezionare alcuni film nei quali il lavoro come creazione individuale e/o fatica collettiva è il motore delle storie: si tratta di poche opere particolarmente significative, colte in un vasto arco temporale, che diventano obiettiva (e talora inesauribile) fonte di dibattito, ma possono anche innescare una scelta ulteriore, suggerire una personale continuazione da parte dello spettatore.

Nel corso del Ventesimo secolo la classe operaia è stata spesso protagonista della storia attraverso lotte e sconfitte e rivoluzioni, per arrivare di recente, nell’epoca post-industriale, a una sua apparente scomparsa (almeno nel mondo occidentale); di queste alterne vicende testimoniano alcune incursioni del cinema nell’universo del lavoro, che costituiscono una specie di incontro tra l’ordinario e il meraviglioso, già dagli estremi di Metropolis (1927) di Fritz Lang e di Tempi moderni (1936) di Charlie Chaplin, cioè dalla rivolta dell’operaio-massa allo sberleffo del vagabondo che entra, letteralmente, nella catena di montaggio.

“Perché il mondo continui” è la traduzione del titolo d’apertura, il franco-canadese (del Quebec) Pour la suite du monde (1963): si tratta, emblematicamente, di un piccolo mondo, di una comunità che vive in un’isola fluviale e che, attraverso il cinema etnografico di Brault e Perrault, recupera la memoria di un lavoro, di una tecnica di pesca abbandonata. La visione del film, costruito e spontaneo insieme, equivale a una lezione dal vivo sulla tradizione, sulla sua importanza, ma anche sulla sua morte, spesso inevitabile, e sulla sua, talora prodigiosa, resurrezione (LM).

 

Ai loro rioni,

alle loro borgate, tornano su motori

leggeri – in tuta o coi calzoni

 

di lavoro, ma spinti da un festivo ardore

i giovani, coi compagni sui sellini,

ridenti, sporchi.

 

Pier Paolo Pasolini, Il pianto della scavatrice

 

 

mercoledì 12 febbraio 2014 ore 20.30

Pour la suite du monde (Per quelli che verranno)

regia di Pierre Perrault e Michel Brault (durata 105’, 1963, Canada)

serata inaugurale con il patrocinio della “Délégation du Québec à Rome”

presentano il film Antonio Costa, docente di Storia del cinema all’Università IUAV di Venezia,

e Luciano Morbiato, curatore del programma della rassegna.

(scheda film, pdf 39 kb)

 

mercoledì 26 febbraio 2014 ore 21

Le ricamatrici

regia di Eléonore Faucher (durata 89’, 2004, Francia)

(scheda film, pdf 31 kb)

 

mercoledì 12 marzo 2014 ore 21

Tempi moderni

di Charlie Chaplin (durata 89’, 1936, USA)

(scheda film, pdf 36 kb)

 

mercoledì 26 marzo 2014, ore 21

La classe operaia va in paradiso

regia di Elio Petri (durata 125’, 1972, Italia)

(scheda film, pdf 33 kb)

 

mercoledì 9 aprile 2014, ore 21

La stella che non c’è

regia di Gianni Amelio (durata 104’, 2006, Italia e coproduzione)

(scheda film, pdf 34 kb)

 

febbraio-aprile 2014

ingresso unico 4 euro

auditorium degli spazi Bomben

serata inaugurale a ingresso libero

fino a esaurimento posti

pieghevole (pdf 1.25 mb)

febbraio-aprile 2014

Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 22 novembre 2024