Proposte per i nuovi paesaggi nelle aree minerarie dismesse del sud est Goitzsche
Dopo le grandi trasformazioni economiche e politiche avvenute nell’ultimo decennio del secolo scorso, vaste regioni industriali (soprattutto nell’Europa centrale e orientale) si sono trovate improvvisamente abbandonate, prive di funzioni e cariche di residui e scorie delle lavorazioni che vi si erano svolte per decenni, sfruttando le risorse naturali in modo molto pesante e a volte indiscriminato. In Germania uno dei casi più eclatanti è quello delle miniere a cielo aperto di lignite che, dismesse nell’arco degli ultimi dieci anni dopo che per oltre un secolo avevano alimentato l’industria pesante di tutta l’Europa dell’est, mostrano oggi con evidenza le enormi conseguenze sul paesaggio e sull’ambiente dell’industrialismo spinto del ventesimo secolo.
In alcune di queste aree industriali sono stati avviati lavori di riqualificazione dell’ambiente, del paesaggio e del territorio che non potevano assolutamente essere rinviati, soprattutto a causa delle condizioni ecologiche disastrate, al limite del collasso.
Il caso della Goitzsche (regione industriale che fa capo al distretto di Bitterfeld nel land Sachsen-Anhalt) si sta imponendo come autorevole modello di riferimento per gli interventi eseguiti, dal punto di vista politico ed economico in primis, ma anche per le metodologie ecologiche e paesaggistiche applicate.
Il risultato più evidente della riqualificazione complessiva dell’ex scavo a giorno della Goitzsche, iniziata nel maggio 1991, sarà la presenza di un nuovo paesaggio lacustre nell’area mineraria dismessa, per una superficie totale di 60 chilometri quadrati, mentre gli aspetti “invisibili” di questa imponente trasformazione riguardano principalmente il risanamento ambientale globale, a partire dal sistema idrico, e la restituzione alle popolazioni di ampi territori a lungo sottratti.
I lavori di risanamento, progettati e condotti dall’ex Società mineraria (LMBV), si sono inizialmente occupati delle opere idrauliche relative all’inondazione delle cave, delle opere di sostegno per ridare stabilità alle scarpate franose, dello smontaggio dei grandi impianti minerari.
Nel dicembre 1995 è stato quindi realizzato un primo progetto base “Bergbaufolgelandschaft Goitzsche” (Paesaggio post-minerario Goitzsche), su incarico del consorzio intercomunale del territorio coinvolto e del Ministero per l’ambiente del land Sachsen-Anhalt, contenente le linee guida dell’operazione, comprese le prime indicazioni formali sugli assetti del nuovo paesaggio e sugli strumenti operativi.
Parte sostanziale della nuova organizzazione è il progetto “Landschaftskunst Goitzsche” (Arte del paesaggio Goitzsche), orientato sulla volontà di ricavare nel nuovo paesaggio ampi spazi liberi per usi turistici e ricreativi con ambiti particolari a carattere più spiccatamente naturalistico, correlati a spazi connotati da interventi artistici nei pressi delle zone residenziali.
In seguito, accogliendo una proposta della Stiftung Bauhaus di Dessau che aveva molto approfondito il tema del possibile destino di quest’area, l’ente Expo 2000-Hannover (Uomo, Natura, Tecnologia) ha deciso di istituirvi una “regione di corrispondenza”, una sorta di succursale dell’Expo dove gli interventi condotti a scala territoriale sono diventati un laboratorio sperimentale in progress, una mostra permanente di se stessi. L’interesse attorno a quest’area era legato alla densità di elementi significativi qui presenti: l’area di Bitterfeld, un tempo nota come la città più inquinata d’Europa e oggi emblema del deserto avvelenato lasciato dalle industrie chimiche e della possibile rinascita; il sistema di scavi della lignite, ora abbandonati, esteso per più di 60 chilometri quadrati; gli enormi edifici industriali dismessi, come la gigantesca centrale di Vockerode; le innumerevoli discariche e i terreni residuali. Ma anche, a pochi chilometri dalle scorie dell’età industriale, il regno dei giardini del principe Franz von Anhalt-Dessau (1740-1817), uno dei più straordinari esempi europei di paesaggismo a scala territoriale fatto di foreste, campi coltivati, filari alberati, parchi e giardini che disegnano e connettono tutto un paesaggio concepito a misura d’uomo. Non lontano dalle fosse “lunari” scorrono i fiumi: l’Elba e la Mulde, con i loro meandri e le ampie zone golenali. Ancora, si tratta della regione che comprende i luoghi storici della Riforma (Wittenberg) e, in seguito, della straordinaria esperienza della Bauhaus, istituzione che tuttora si pone in continuità con questa solida tradizione di sperimentazione e innovazione.
L’Expo 2000 Sachsen-Anhalt così istituita ha convocato nel settembre 1996 una commissione internazionale di esperti, il “Kuratorium Kulturlandschaft Goitzsche”, affidandole il compito di supervisione nel processo di riconversione dell’area in parco paesaggistico.
Il Kuratorium ha quindi organizzato tutte le fasi operative, coordinando un concorso a inviti per il nuovo waterfront di Bitterfeld, selezionando gli artisti e le opere per alcuni luoghi specifici attraverso una serie di workshop svolti in situ, coinvolgendo le municipalità interessate che si sono consorziate attraverso il “Contratto di riva”, commissionando numerosi studi, piani e progetti specifici per singole aree.
Nel 2002, in seguito alla liquidazione dell’ente Expo 2000 e grazie al sostegno finanziario del Landratsamt Bitterfeld, è stato nominato un nuovo “Internationales Kuratorium Kulturlandschaft Goitzsche” con un numero minore di partecipanti, con lo scopo di proseguire i lavori del precedente.
Al direttore della Fondazione, architetto Domenico Luciani, invitato a far parte del Kuratorium dal suo insediamento ufficiale, nel novembre 1997, e riconfermato nel 2002 nel “nuovo Kuratorium”, nel 1998 è stato anche chiesto di dare alcune indicazioni specifiche per l’ambito “sud est” dell’area.
Il laboratorio costituito per l’occasione, ha quindi svolto un’accurata analisi del paesaggio dell’enorme “strappo” del Goitzsche Landschaft, la cui trama territoriale, ambientale e paesaggistica precedente lo sfruttamento minerario è stata puntualmente ricostruita attraverso le carte del secolo XVIII e dell’inizio del secolo XIX. Così si sono ritrovati gli andamenti dei fiumi (Mulde, Leine, Lober), le posizioni dei paleoalvei, dei prati umidi, dei boschi, dei villaggi (Niemegk, Döbern, Seelhausen, Bärenhof, Paupitzsch), i tracciati delle strade e dei sentieri, e perfino gli spostamenti delle linee ferroviarie. Lunghi e accurati sopraluoghi hanno permesso poi di riconoscere nel territorio devastato i segni, impercettibili ma inequivocabili, dei vari elementi del paesaggio.
Questa ricca tessitura, ampiamente documentata negli elaborati prodotti, appartiene ormai, irrimediabilmente, a un passato non ricostruibile. Non si può nemmeno immaginare una specie di anastilosi di quanto è stato cancellato. Come indicazione di metodo, invece, si può e si deve assumere la memoria di questo “prima” come traccia e indizio, “filo rosso” per risolvere il limes tra territorio rimasto (fuori dalla cava) e territorio strappato (dentro la cava).
All’interno del vasto ambito assegnato, il laboratorio ha individuato undici luoghi, per ciascuno dei quali si sono date precise indicazioni sul governo futuro e, di conseguenza, sulla forma che potranno assumere. Per due di questi luoghi, il collegamento tra i due grandi laghi di Bitterfeld e di Seelhausen e l’immissione del fiume Leine nel lago meridionale, si sono date invece indicazioni progettuali più dettagliate.
Nel corso del laboratorio è stata acquisita un’ampia documentazione sulla Goitzsche e, più in generale, sul tema del risanamento delle aree minerarie dismesse. La bibliografia raccolta, continuamente aggiornata e consultabile, conta un centinaio di titoli (con traduzione in italiano dei testi stranieri particolarmente significativi), oltre a numerosi “materiali minori”, mentre l’archivio iconografico si aggira sulle 1.300 diapositive (relative ai luoghi o a documenti).
marzo 1998-2000
laboratorio
Committenza: Expo 2000 Sachsen-Anhalt e LMBV (Lausitzer und Mittledeutsche Bergbau-Verwaltungsgesellschaft mbH).
Coordinamento: Domenico Luciani.
Gruppo di lavoro: Luigi Latini e Simonetta Zanon, con la collaborazione di Antonio Di Campli, e con Eduard Neuenschwander e Anja Bandorf (Atelier Neuenschwander, Zürich) per il progetto “delta Leine”.