Acque e mura di Treviso


Dal dicembre 1993 al luglio 1995 la Fondazione Benetton Studi Ricerche ha promosso un laboratorio che si è proposto di approfondire la conoscenza del rapporto tra acque, mura e città.

Sulle acque e sulle mura di Treviso, infatti, si sa ben poco: dalla questione primaria del risanamento idrico, fino alla conoscenza dettagliata dello statuto proprietario e giuridico dei singoli manufatti sulle mura, occorre mettere a punto una documentazione, oggi ancora lontana da un adeguato riordino che il laboratorio ha solo avviato. Tuttavia, in base agli approfondimenti svolti, si è ritenuto di dover assumere un'ipotesi generale: se davvero si vogliono salvare le mura (molte città le hanno abbattute), è indispensabile spezzare, in modo radicale, la coincidenza tra cinta muraria e circolazione veicolare. Salvaguardare e valorizzare le acque e le mura di Treviso vuol dire liberare la cinta muraria dai compiti funzionali e dal carico di traffico (e di parcheggi) che oggi sopporta e che sono la causa prima del degrado.

Si è quindi formulata una proposta alternativa rispetto all'attuale mobilità e intermodalità. Alla scala regionale, con la riorganizzazione del trasporto delle persone e delle merci nella città rete del Veneto centrale e con la realizzazione di un'unica stazione ferroviaria passante per i collegamenti nazionali; alla scala territoriale con un sistema ferroviario leggero che sfrutti al massimo la rete esistente; alla scala intercomunale con la liberazione della A27 e con nuovi innesti in una maglia stradale esterna razionalizzata con la riqualificazione della Postumia romana, ancor oggi il miglior collegamento est-ovest: e alla scala urbana con un nuovo anello appena oltre i viali fuori le mura, un'ipotesi inedita nella lunga storia dell'urbanistica trevigiana, e infine, alla scala del centro storico, un'ipotesi circolatoria a ridosso della città medievale (pedonalizzata).

Le mura assumono la forma e le funzioni di un grande parco urbano. Riforma necessaria, prima di ragionare sul manufatto storico, è quella del risanamento idrico. Si è proposto di mettere al centro dell'attenzione l'acqua, trattandosi di un bene col quale la città ha saputo convivere per secoli, accentuandone le condizioni, finché lo sviluppo industriale, l'urbanesimo e la richiesta di energia elettrica non hanno sconvolto il rapporto originale.

Il programma di modificazioni porta a restituire equilibrio biologico e funzione sociale al tratto urbano del Sile e ai suoi affluenti; a ridare ruolo a luoghi oggi ''vuoti''; a recuperare parchi e giardini storici oggi degradati; a riutilizzare con finalità culturali grandi manufatti e spazi dismessi, fino a formare nel tempo una rete di percorsi naturalistici e di itinerari culturali che trovi nella cintura verde delle mura la struttura unificante e ordinatrice.










ll laboratorio si è articolato in due fasi, da dicembre 1993 a luglio 1994, da gennaio a luglio 1995

coordinamento
Domenico Luciani

con Umberto Zandigiacomi

seminari con
Margherita Azzi Visentini, Claudia Biamonti, Chiara Borgnolo, Ernesto Brunetta, Achille Costi, Giuseppe Dalla Torre, Luigi D’Alpaos, Giuseppe Davanzo, Gaetano Di Benedetto, Danilo Gasparini, Pierfrancesco Ghetti, Renato Iotti, Claudio Lamanna, Giuseppe Lunardini, Silvia Maffii, Antonio Mansi, Roberta Martinelli, Remigio Masobello, Giovanni Netto, Ciro Perusini, Paolo Pradariolo, Michele Rizzon, Livio Vanzetto, Michele Zanetti

partecipanti
Maria Antico, Andrea Bellieni, Ciro Degl’Innocenti, Martino Doimo, Ida Frigo, Teresa Marson, Luciano Mauro, Mauro Moledda e Simonetta Zanon.

Giornale del laboratorio
le proposte sono state ordinate e pubblicate nel “giornale” Acque e mura di Treviso, distribuito ai cittadini di Treviso nell’ottobre 1994.

Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 22 novembre 2024