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Insediamento e mobilitā nel Nord Est: appunti su una nebulosa senza centro

di Domenico Luciani


I veicoli a motore su gomma, che a metà del XX secolo erano poche decine per 1.000 abitanti, diventano (provincia di Treviso) 290 per 1.000 abitanti nel 1977, e sono oggi oltre 600 per 1.000 abitanti (compresi i minori e tutti gli altri “non idonei alla guida”).

Nell’area veneta centro-orientale, nel trapezio prima descritto, si è andati dunque ben oltre il policentrismo.

Si è formata una sorta di nebulosa insediativa connotata da una mobilità parossistica e monomodale. La letteratura scientifica non ha ancora trovato il nome per descriverla. Si continua a utilizzare per lo più “città diffusa” ma la definizione è lungi dall’essere adeguata. Il nome “città” ha perduto senso perché non si tratta di espansione della periferia ma di un diverso modo di occupare lo spazio e il tempo, di muoversi nello spazio e nel tempo. Nei documenti europei vengono illustrati gli effetti economici e sociali negativi del rapporto tra dissipazione di spazio, degrado di luogo, inceppo di mobilità, ma si continua a far riferimento a strumenti pianificatori inagibili e a norme vincolistiche astratte. La nebulosa insediativa è un modo di vivere in una mobilità individuale, nella quale macro-spostamenti e micro-spostamenti si aggrovigliano in uno spazio senza centro, nel quale tutte le funzioni possono essere poste ovunque.

Qui siamo. E di qui occorre muovere annotando i possibili pertugi verso una modificazione.

Cominciamo con i segni (piccoli ma importanti) di inversione della tendenza alla con-fusione tra città e campagna; segni di diversificazione, di riconquista di una reciproca alterità affidata alla costruzione di opportunità connotanti e misurabili.

La riproposizione di una duplice gravitazionalità è oggi forse al riparo dalle insidie della pura testimonianza, dalle derive nostalgiche, dalle tentazioni neoarcadiche. Il valore del centro storico “tiene” come luogo delle relazioni umane (gli esperimenti di pedonalizzazione cominciano ad avere successo). Il paesaggio agrario è oggetto di sperimentazioni colturali all’incrocio tra utilità e bellezza, di rinaturazioni dei corsi d’acqua anche come provvedimenti ispirati alla sicurezza.

Segni interessanti vengono dalla vicenda della ferrovia metropolitana leggera di superficie. Osserviamo il decollo dell’iniziativa e prendiamo atto dell’interesse crescente degli enti locali per la ramificazione, per la frequenza del servizio, per la qualità delle attrezzature che agevolano il cambio del mezzo (parcheggi, stazioni confortevoli e sicure, …).

Qualche altro segnale d’inversione arriva (pur tenendo conto dell’effetto delle congiunture elettorali) dalle operazioni di ricucitura del tessuto stradale locale cresciuto a segmenti separati e tratti non coordinati, caratterizzato da interruzioni della continuità, cambi di calibro, improvvise strozzature, mancanze di raccordi.


 

venerdì 7 giugno 2002

seminario in collaborazione

con la Fondazione Nord Est

 
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