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Civiltà dell’acqua

innovazione e conservazione nella geografia pluricentrica e nella storia di lunga durata


Vorrei citare qui, fra i tanti esempi possibili, il lavoro in corso in Etiopia, nel paesaggio agrario della Rift Valley e nella città murata di Harar. Si tratta di programmi che ripropongono, con una forte tensione innovativa, la logica di gestione armoniosa e parsimoniosa di tutte le risorse naturali, in particolare quelle idriche; un insieme di modalità e di accorgimenti tratti direttamente dalla memoria storica.

Harar è una delle tante città del mondo dotata storicamente di una mirabile civiltà dell’acqua, ma posta oggi in condizioni idriche e igienico-sanitarie drammatiche. L’acqua arriva, con una condotta di quasi 14 chilometri che ne perde lungo la strada quasi un terzo, da un lago ormai quasi prosciugato. Da tempo, il sistema di smaltimento degli escrementi umani organizzato tramite la raccolta con gli asini e l’uso come concime dei campi, non è più in funzione, ma la scarsità d’acqua non ha permesso la sua sostituzione con un sistema di toilette a water-closed e scarico di tipo occidentale. L’unica strada è ripristinare il sistema di gestione delle piene (periodo delle piogge) lungo la rete idrografica ancora leggibile: strade-torrenti che disegnavano un vasto territorio fertile circostante e attraversavano la città, entrando e uscendo, regolate, attraverso le porte della cerchia muraria; contemporaneamente restaurare i tetti a terrazza e farli rifunzionare come superfici di captazione; realizzare con innovazioni un nuovo sistema di produzioni di concime dagli escrementi; avviare la ricostituzione nel tempo dell’oasi circostante; coinvolgere i gruppi sociali e le famiglie nella gestione del processo. Il catalogo delle forme e delle dimensioni che le conoscenze tradizionali assumono è particolarmente importante soprattutto in ragione del suo sviluppo cronologico, dal paleolitico fino ai giorni nostri lungo i dodici millenni che abbracciano tutte le piccole e le grandi civilizzazioni conosciute. In questa storia di lunga durata e in questa peregrinazione geografica a scala planetaria, i paesi “sviluppati” sono chiamati a fare una ulteriore riflessione, allargando lo sguardo e approfondendo l’indagine sulle aree del mondo nelle quali è presente in quantità adeguata un patrimonio di acqua potabile e di acqua utile ai fini energetici, irrigui, civili e trasportistici; la riflessione sulle conoscenze tradizionali e sulla loro carica innovativa va applicata qui non alla quotidiana lotta contro la desertificazione, ma a una riconciliazione tra l’uomo e la natura, dopo due secoli di puro rapporto d’uso che ci hanno portato verso la soglia di rischio. All’interno del mondo sviluppato osserviamo oggi perfino l’acuirsi della scarsità (Italia meridionale 2001).

Osserviamo una netta discontinuità tra l’evoluzione nei millenni precedenti e la rivoluzione dei due ultimi secoli. Osserviamo come lo sviluppo di una “civiltà tecnologica dell’acqua” (per non dire tecnocratica) affidata allo sfruttamento e restringimento dei fiumi, allo stoccaggio idrico in bacini sempre più grandi per mezzo di dighe sempre più pericolose, all’intubamento e al trasporto forzato non abbia risolto, ma al contrario abbia aggravato la divaricazione e allontanato la riconciliazione.

Perciò civiltà dell’acqua è innanzitutto battaglia di idee. È mobilitazione culturale, nuova scienza e buone pratiche per ridare spazio, territorio, ambiente naturale al fiume. È ripensamento e riprogettazione di un possibile paesaggio agrario, meno assetato, più parsimonioso. È immaginazione architettonica e urbanistica per far ritornare l’acqua nelle piazze e nei giardini delle città. È, innanzitutto, lavoro nella scuola, in tutti i suoi gradi, per ampliare le conoscenze geografiche, storiche, scientifiche e artistiche delle nuove generazioni.

La questione dell’acqua si presenta ormai in realtà come questione di civiltà.



 

Relazione tenuta da Domenico Luciani, allora presidente del Centro Internazionale Civiltà dell’Acqua, in occasione dell’incontro internazionale La Question de l’Eau, 18 novembre 2001, organizzato da Le Monde Diplomatique, Tours.

 
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