Petrarca e i suoi luoghiSpazi reali e paesaggi poetici alle origini del moderno senso della naturaPetrarca e i suoi luoghi del moderno senso della natura XIV-260 pagine 41 illustrazioni a colori e 37 in bianco e nero ISBN 978-88-8409-227-4 (collana Memorie, 13)
Il volume raccoglie contributi di Eugenio Battisti, Sante Bortolami, Hervé Brunon, Nerte Dautier, Ève Duperray, Giovanni Galli, Domenico Luciani, Nicholas Mann, Monique Mosser, Gherardo Ortalli, Roland Pastor, Lionello Puppi, Marco Trisciuoglio, Massimo Venturi Ferriolo.
Francesco Petrarca dà forma e misura allo spazio e al tempo della propria solitudine e della propria operosità. Le sue case, i suoi giardini, i suoi paesaggi, costituiscono per noi, ancora, di nuovo, un centro gravitazionale irresistibile della nostra cultura di europei. Sono luoghi concreti, dotati di un patrimonio filologico immenso accumulato nel corso di sette secoli, caricati di una incessante metamorfosi del loro mito. Questo lavoro collettivo tenta di fare criticamente il punto di una vicenda di idee, di scienze, di arti del paesaggio e del giardinaggio, e di delineare una sorta di atlante per orientarci in quella che Andrea Zanzotto chiama la «collezione di case stabili dove fissarsi, “quieti porti” da avere a disposizione dovunque», allestita dal poeta nell’arco della sua vita. Escludendo perciò esperienze che pure marcano come tappe imprescindibili la costruzione dell’idea di paesaggio in Petrarca, tra le quali avremmo almeno dovuto convocare, col Ventoso, la montagna Sainte Baume e la Riviera ligure, che lo impressiona già all’età di otto anni, Baia e i Campi Flegrei, il Monginevro e le sorgenti dell’Adige, la collezione di porti quieti, e inquieti, di uno spirito libero peregrinus ubique, presenta comunque confini aperti. Quando comincia? All’Incisa, nei primi sei anni di vita? A Pisa, bambino di sette anni? Subito dopo, ad Avignone e Carpentras? Nei luoghi della prima giovinezza, nelle esperienze pluriennali di studio a Montpellier e a Bologna, di certo vive nella sua memoria? Nella casa in cui è felice ospite a Lombez, che più volte descrive con nostalgia? Poi, naturalmente, vengono i posti ai quali egli stesso concede lo statuto trinitario casa-giardino-paesaggio. Dunque Valchiusa, progetto amato già da ragazzino undicenne e poi, da trentenne, realizzato. Le due case di Parma, una in città e una in montagna a Selvapiana. Le tre di Milano: Sant’Ambrogio, Garegnano, San Simpliciano. E altre, forse solo punti di appoggio, in città familiari come Pavia e Verona. E dopo l’oscillazione tra Padova, nel centro della città, e Venezia, in Riva degli Schiavoni, finalmente Arquà, per gli ultimi cinque anni di vita, solitario studioso e giardiniere sessantacinquenne-settantenne, amatissimo e lodatissimo. Ci piacerebbe insomma restituire al lettore le ragioni che fanno venire la voglia di andare, o tornare, in tanti “posti” della sua vita (e delle sue opere: per il filologo “luoghi” designa una referenza testuale puntuale), dialogando, al riparo da ogni accademismo, con una figura che continua a interrogarci sul senso della natura, sulle misure dello spazio e del tempo, sulla forma e la vita dei luoghi, con la vicinanza e il pathos di un nostro contemporaneo.
In copertina: dettaglio da Hubert Robert, La Fontaine de Vaucluse, olio su cartone applicato alla tela, cm 30 x 37,6 (Avignone, Museo Calvet).
I curatori
Domenico Luciani. Architetto e paesaggista impegnato nella battaglia di idee per i beni naturali e culturali. Ha diretto dalla sua origine (1987) al 2009 la Fondazione Benetton; ne coordina attualmente le attività di ricerca e sperimentazione sul paesaggio tra le quali il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino; ne dirige, con Lionello Puppi, la collana "Memorie", curando volumi collettivi, tra i quali Luoghi. Forma e vita di giardini e di paesaggi (2001). Ha fatto parte di vari comitati scientifici internazionali seguendo significative esperienze europee di trasformazione di siti postindustriali e postminerari. Ha pubblicato saggi e articoli in varie riviste italiane e straniere.
Monique Mosser. Storica dell’arte, dell’architettura e del giardino. Figura europea di spicco per la salvaguardia del patrimonio culturale. Docente alla Scuola di Architettura di Versailles. Ricercatrice del CNRS (Centre André Chastel, Parigi). Autrice di un vasto lavoro filologico, con articoli, saggi e monografie sul giardino storico e il paesaggio, tra le quali il volume L’architettura dei giardini d’Occidente dal Rinascimento al Novecento (1990, con Georges Teyssot), tradotto in diverse lingue e ripubblicato varie volte. Collabora con importanti paesaggisti; fa parte dell’ICOMOS-IFLA, di vari comitati scientifici, tra i quali quello della Fondazione Benetton, e di varie giurie, tra le quali quella del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino.
Indice del volume
Prefazione/Préface Domenico Luciani e Monique Mosser, Vacate et videte, VII
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informazioni
Coordinamento editoriale, redazione e grafica a cura dell'ufficio edizioni della Fondazione Benetton Studi Ricerche. Distribuzione in commercio nelle principali librerie nazionali a cura di Canova Edizioni. Per altre informazioni: |
Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 22 novembre 2024
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