Borse di studio “Gaetano Cozzi”

anno accademico 2005-2006


ALDO BORLENGHI
Il Campus nell’Italia Romana e nelle province occidentali:
tipologia e funzione di un complesso pubblico
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Dottorato di ricerca in Archeologia Classica,
Università La Sapienza di Roma.

Motivazione della giuria
La tesi di dottorato in archeologia classica di Aldo Borlenghi, Il Campus nell’Italia Romana e nelle province occidentali: tipologia e funzione di un complesso pubblico, si articola in sette capitoli ed è corredata da una curatissima schedatura delle testimonianze epigrafiche e archeologiche considerate come prova della presenza di un campus.
Dopo avere ricostruito la storia degli studi – una storia purtroppo tardiva, nonostante l’abbondanza di attestazioni – l’autore ne sottolinea la carenza di fondo: parziale utilizzo dei dati raccolti – talora neppure passati a vaglio attento –, trattati per ricostruire la diffusione e l’organizzazione architettonica e urbanistica del campus, senza però comprenderne a pieno la trasformazione spaziale e senza approfondirne l’incidenza socio-politica nell’ambito dei cambiamenti intervenuti fra tarda età repubblicana e prima età imperiale. È proposta quindi – sulla base soprattutto di quanto osservato per il Campus (Martius) di Roma – un’indagine accurata sull’evoluzione della funzione principale dell’impianto: il luogo destinato a «tutte le operazioni connesse con la guerra» per «la costituzione e l’organizzazione dell’esercito attraverso il dilectus», tra cui esercizi fisici ed esercitazioni in armi, in età tardo-repubblicana (in seguito ai cambiamenti che si attuano nella politica militare romana) vede lo sdoppiamento dei suoi usi con la concomitante definizione di due spazi distinti (ma con la stessa denominazione). Così a un complesso più o meno monumentalizzato, polifunzionale, destinato principalmente al ludus e agli esercizi atletici cittadini, si associa uno spazio all’esterno di ogni insediamento di tipo militare e destinato alle truppe, specificamente dedicato all’esercizio fisico e alle esercitazioni con le armi. L’autore segue, quindi, l’evoluzione planimetrica e architettonica dell’impianto e soprattutto il suo processo di monumentalizzazione (con l’installazione di “dotazioni” fondamentali come porticus e piscina), nonché il suo ruolo urbanistico rispetto ad altri spazi pubblici, sostenendo che la relazione campus/terme (in vista della creazione di un polo monumentale unico dalla forte attrattiva sulla cittadinanza) necessita di ulteriori prove, mentre la contiguità con l’anfiteatro (rilevata in più casi) sarebbe «espressamente ricercata». Attraverso un attento vaglio delle testimonianze residue l’autore, inoltre, prende in esame la distribuzione geografica del campus (non senza “documentarne” l’assenza nei territori di origine o influenza greca o ellenistica, verosimilmente per la concorrenza del ginnasio), soprattutto in rapporto allo sviluppo urbanistico e monumentale e all’acquisizione dello status giuridico di colonia o municipium degli insediamenti, per cui il complesso diverrebbe in essi segno di urbanitas e romanitas. La presenza del complesso, chiarisce Borlenghi, è attestata in Italia fin dall’età repubblicana, ma soprattutto in età imperiale, grazie alla riorganizzazione delle associazioni giovanili favorita da Augusto (uno dei cardini del suo programma di restaurazione degli antichi valori, che ripercuotendosi sull’attività edilizia trasforma, grazie all’apporto delle famiglie locali più influenti, l’immagine di molte città).
In provincia, invece, le attestazioni prese per certe dall’autore non sarebbero antecedenti all’età imperiale, ma qui le nuove realizzazioni (diversamente che in Italia) proseguirebbero anche oltre l’età giulio-claudia.
La tesi non manca di sottolineare gli aspetti socio-politici del campus – manifestati anche dall’interesse mostrato dalla casa imperiale, magistrati pubblici o evergeti privati nel dotare ogni centro urbano di tale complesso – e quelli religiosi – l’autore ritiene che vi siano fondati indizi per ipotizzare che in esso vi fossero luoghi specifici destinati soprattutto al culto dell’imperatore o di altri membri della domus imperiale.
Fondamentale risulta, infine, la verifica della relazione tra il campus e quello che è ritenuto il suo archetipo, il Campo Marzio di Roma, non solo su un piano ideologico (come comunemente ritenuto), ma anche tipologico, individuando così (ipotesi ben suffragata dall’autore) nell’Ovile/Saepta (configuratosi sempre più in età imperiale come area polifunzionale in cui fra l’altro si celebrano ludi, munera e agoni ginnici) il modello architettonico e planimetrico per tutti i campi realizzati o monumentalizzati fuori Roma in età imperiale.
La ricerca del dottor Aldo Borlenghi, che ha messo in evidenza un argomento ancora trascurato dagli studi del settore fornendo, nel contempo, originali proposte interpretative su alcuni aspetti specifici, per i risultati raggiunti ha visto la commissione unanime nel ritenerla meritevole di ricevere una delle borse di studio intitolate a Gaetano Cozzi.

Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 28 luglio 2024