Museumplein di Amsterdam

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
diciannovesima edizione, 2008


Motivazione della giuria
La giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso di dedicare l’edizione 2008 al Museumplein, il “campo dei musei” di Amsterdam, spazio aperto cruciale per la vita della città e per le prestigiose istituzioni culturali che vi si affacciano; spazio testimone allo scadere del XX secolo di una modificazione radicale, promossa dall’Amministrazione Pubblica, disegnata e governata dal paesaggista Sven-Ingvar Andersson.
Si tratta di un caso esemplare, nel quale un’idea chiara, il potere di coordinamento degli interventi e il coinvolgimento della comunità sono riusciti a dare a un’enorme spianata preesistente, trafficata e storicamente irrisolta, il carattere di un luogo che parla, nonostante le visibili sofferenze gestionali, il linguaggio della misura e della dignità, nella forma di un “campo dei musei”, vasto prato in dialogo col cielo, capace di accogliere in libertà le figure della natura, luce, acqua, alberi, e le presenze varie di cittadini e di visitatori, fino ai grandi raduni collettivi. 
Il disegno e il governo della modificazione del Museumplein costituiscono, nel loro insieme e per il nostro tempo, un’opera magistrale dell’arte di paesaggio, spinta a mostrare la forza meravigliosa della semplicità.
L’ampio catalogo della cartografia storica di Amsterdam, un archivio municipale di particolare ricchezza, una notevole bibliografia, illustrano centoquarant’anni di discussioni e insuccessi dei progetti relativi alle nuove aree di espansione della città appena fuori le mura, nell’anomalo triangolo tra il Vondelpark e il canale Boerenwetering.
A fare inizio dai piani Jacobus Gerhardus van Niftrik (1866 e 1872), nella lista degli oltre venti progetti non realizzati, noti e pubblicati, non mancano architetti e urbanisti importanti, Petrus Josephus Hubertus Cuypers (1876 e 1891), Hendrik Petrus Berlage (1895-1896), Cornelis van Eesteren (1928 e 1951). Le difficoltà nascono dalle stesse dimensioni dello spazio aperto coinvolto che, nonostante le edificazioni e i cambiamenti di destinazione d’uso, è ancora oggi di circa 8 ettari, e dalle conseguenti distanze, che costituiscono le lettere di un alfabeto progettuale il cui controllo è assai arduo. Tra i bastioni delle mura seicentesche e il vecchio confine meridionale del comune di Amsterdam ci sono oltre 600 metri, e dunque tra il Rijksmuseum (1885) e il Concertgebouw (1888), che si guardano disassati a distanza, vi sono più di 500 metri. 
E poiché non solo il Rijksmuseum, ma anche il Museo Stedelijk (1894) e il più recente Museo Van Gogh (1973) sono stati concepiti voltando le spalle allo spazio comune, e la sala dei concerti è separata da una delle arterie urbane più trafficate, nella già complessa relazione spaziale e funzionale di quattro istituzioni culturali tra le più importanti e frequentate d’Europa si è nel tempo venuta a determinare l’esigenza di ripensare i percorsi e rovesciare gli ingressi. 

Intorno a queste contraddizioni originarie, dovute alla stessa geografia fisica dell’area e alla stratificazione di segni portati dalla storia dei tentativi senza esito, si sono poi venute addensando altre tensioni e contraddizioni, dovute innanzitutto alla mobilità e alla conseguente domanda di aree per la circolazione e per la sosta dei mezzi individuali e collettivi di residenti e di visitatori. 
Così che, a partire dall’inizio degli anni ottanta del Novecento, si sono succeduti molteplici piani di settore, in relazione ai percorsi dei mezzi pubblici su ferro e su gomma, e ad alcuni nodi irrisolti del traffico. 

 

Quando, all’inizio degli anni novanta, la Municipalità Sud (Oud-Zuid) di Amsterdam, che ha potestà sull’area, ha deciso, anche sulla spinta di varie iniziative giornalistiche e professionali, di procedere a un riordino-riqualificazione (herinrichting) del Museumplein, è emersa la difficoltà insormontabile di trovare una soluzione unitaria dignitosa cercando di mediare le diverse istanze, i diversi specialismi tecnici e progettuali, i tanti soggetti portatori di interessi particolari. Nella recente vicenda del Museumplein, che inizia nel febbraio 1992 e si conclude nell’agosto 1999, appare particolarmente significativo il metodo seguito dall’Amministrazione Pubblica. Con una prassi trasparente fondata sul dialogo tra conoscenze e decisioni, è stato affidato a un comitato consultivo composto da tre esperti olandesi di chiara fama – l’urbanista Rein Geurtsen, il paesaggista Alle Hosper, l’architetto Maarten Kloos – e coordinati dal consigliere dell’Amministrazione Walter Etty, il compito di delineare e quindi suggerire il carattere dell’incarico necessario e contemporaneamente di cercare, e quindi di proporre, la figura al quale affidarlo.
Ancora più degno di nota e in qualche misura sorprendente, è che l’incaricato proposto sia stato un paesaggista, ancorché dotato di una lunga esperienza e di un corpus di opere realizzate comprendente alcune piazze pubbliche di grandi città.
Le ragioni e i modi seguiti per formulare la proposta di incaricare il paesaggista scandinavo Sven-Ingvar Andersson, coadiuvato dall’urbanista olandese Stefan Gall, fanno emergere i tre parametri fondamentali della scelta: la capacità di concepire soluzioni di forte identità e di leggibile autografia; la capacità di coordinare i vari uffici pubblici, gli specialismi scientifici tecnici e operativi coinvolti; la capacità di ascoltare e dare risposta alle molteplici espressioni e domande degli abitanti e dei visitatori. È quanto accade nei sette anni della radicale modificazione. L’idea, le sue forme, le sue misure: è già tutto nel masterplan del giugno 1993. Andersson scrive qui una pagina di mirabile nettezza, nella lunga tradizione della moderna scuola del paesaggismo nordico, con toccanti citazioni del maestro Carl Theodor Sørensen nell’uso dei setti vegetali che misurano lo spazio e organizzano la geometria percettiva. «Il centro di un ciclone è detto “occhio” ed è una zona di quiete circondata dallo strepito e dall’infuriare di forze dinamiche. Quando ci si trova nell’occhio del ciclone si avverte allo stesso tempo l’energia vitale delle forze scatenate e la calma acquietante del silenzio. Museumplein è l’occhio del ciclone al quale dà corpo e anima la città di Amsterdam. Sin dall’inizio, la mia intenzione è stata quella di rendere visibile il vuoto e udibile il silenzio, per permettere la creazione di un recipiente vuoto disponibile a essere colmato di vitalità fisica e spirituale, una vitalità che lo animerà sempre e che potrà talora esplodere con la forza di una marea travolgente.
L’occhio, ovvero il recipiente vuoto, deve avere una forma semplice capace di esprimere dignità, perché è con semplicità e dignità che sarà possibile dar vita a un dialogo tra le istituzioni culturali presenti sul campo e il cielo sovrastante, tra lo spazio aperto e l’aria. I cittadini del quartiere, i rappresentanti delle istituzioni, i frequentatori abituali e i politici non mi hanno suggerito il progetto; mi hanno però dato molte informazioni. Ho ascoltato le loro esigenze, i loro sogni, le loro aspettative, e io le ho ripensate con fantasia, cercando di arrivare a un risultato di semplice dignità.» Queste parole di Sven-Ingvar Andersson appaiono come la più sicura sintesi del suo concetto ispiratore. Le consultazioni e le discussioni che sono seguite si sono confrontate con il masterplan del 1993 che, con piccoli emendamenti, è stato approvato dal consiglio della Municipalità Sud nel settembre 1995 e nei quattro anni successivi ha costituito il filo rosso per definire unitariamente i molteplici pesanti interventi.

 

Il Museumplein è tuttora sottoposto a ulteriori cantieri, per i lavori di riordino del Rijksmuseum, che dureranno fino al 2013, per nuovi percorsi ciclabili e, in particolare, per il complicato ampliamento e nuovo ingresso dello Stedelijkmuseum. Anche in ragione delle esplicite ambizioni della città a occupare un posto di eccellenza nella geografia metropolitana europea, il “campo dei musei” di Amsterdam è di nuovo all’ordine del giorno nelle riflessioni dell’Amministrazione Pubblica, dei responsabili dei musei, della comunità scientifica olandese, degli stessi abitanti. Riflessioni che appaiono utili per ritornare sugli elementi non realizzati del progetto, in particolare l’assetto e il ruolo della piazza del Concertgebouw nel sistema spaziale e funzionale del Museumplein, e la scelta del punto di passaggio da e per il parcheggio sotterraneo delle automobili. Riflessioni che sono necessarie, poiché il grande spazio aperto urbano, libero, tollerante di ogni uso possibile, chiede ogni giorno cure amorevoli, attenzioni capaci di restaurare la linea di luce secondo l’idea originaria, di mantenere la qualità del prato, di rinnovare il patrimonio vegetale; regole per eliminare gli orpelli che tendono ad accumularvisi; decisioni per continuare nel tempo l’opera intrapresa.
La giuria rivolge un caloroso appello ai responsabili di questo luogo, fiduciosa che sapranno misurare cure, attenzioni e regole adeguate a salvaguardare i caratteri costitutivi della sua forma e della sua vita, e a mettere in valore il suo messaggio universale di nobile semplicità e quieta grandezza.

iniziative collegate

sabato 10 maggio 2008

seminario pubblico e

cerimonia di premiazione

10 maggio-29 giugno 2008

mostra sul luogo designato

Amsterdam, 19 dicembre 2008-

10 febbraio 2009

Museumplein, 1891-2020

esposizione organizzata dal Comune di Amsterdam e dalla Municipalità Oud-Zuid, con la collaborazione della Fondazione Benetton Studi Ricerche

pubblicazione

Museumplein di Amsterdam, dossier 2008

Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 22 novembre 2024