Francesco Marcolini da Forlì è nome familiare allo storico dell’editoria, della musica, dell’architettura, della letteratura, dell’arte del Cinquecento. Con Aldo Manuzio e con Gabriele Giolito costituisce la terna degli editori più rappresentativi della stagione nella quale il libro di Venezia non aveva competitori in Italia. Se però Manuzio e Giolito hanno potuto contare su una continuità di studi che ne ha illuminato catalogo e figura, per il forlivese la situazione è ancora lacunosa, in fatto di biografia, formazione professionale, natura ed estensione delle competenze, al punto che rimangono enigmatici snodi essenziali della sua attività. Di particolare interesse il fatto che, nel momento di proporsi come autore, Marcolini lo abbia fatto all’insegna del gioco. A suo nome infatti nel 1540 (e in edizione rivista nel 1550) il catalogo registra Le sorti intitolate giardino d’i pensieri, libro convenzionale nel genere dei libri oracolari ma innovativo nelle soluzioni proposte. La novità nella convenzione, l’altezza (tecnica) nella facile popolarità (dei temi e del dettato): queste alcune delle caratteristiche di un libro che è anche un programma editoriale, in grado di indicare insieme una cifra espressiva inconfondibile e un progetto culturale. I tre volumi, nei quali le Sorti sono state ora riedite e studiate, danno conto della complessità di quest’opera, alla quale cooperarono professionalità che in laguna erano tra quelle più in vista negli anni trenta-cinquanta del Cinquecento.
Studi per le «Sorti» Gioco, immagini, poesia oracolare a Venezia nel Cinquecento a cura di Paolo Procaccioli