Borse di studio "Gaetano Cozzi"

anno accademico 2004-2005


Lara Ottaviani
I costumi delle feste nella Firenze laurenziana
Facoltà di lettere e filosofia, Università di Perugia

Motivazione della giuria

La tesi si focalizza sullo spettacolo fiorentino nell’età del Magnifico e, in particolare, sui costumi indossati per l’occasione. Nel Rinascimento, come mette bene in evidenza l’autrice, durante le feste cittadine si seguivano etichette e regole precise per veicolare principi etico-morali anche attraverso gli abiti. Un’indagine sul costume quattrocentesco, come emerge a più riprese nel lavoro, non può prescindere dal considerarlo un “bene culturale”, frutto di una richiesta precisa presentata a specialisti nel settore, in particolare gli apparatori fiorentini, di cui è richiamata l’inventiva e la bravura tecnica. L’autrice non tralascia, correttamente, di sottolineare le difficoltà incontrate: la frammentarietà delle fonti e la mancanza di “oggetti” concreti di studio per la deperibilità dei manufatti; anche la letteratura critica più recente (che la Ottaviani mostra di conoscere a fondo e con la quale si confronta), infine, si è rivelata insufficiente per una trattazione esauriente dell’argomento.
Per ricostruire la moda del tempo l’autrice attinge, per esempi mirati, a cronache, letteratura omiletica e normativa suntuaria, ma soprattutto si propone di fermare l’attenzione più sistematicamente sugli elementi del vestire che popolano le opere d’arte, che si differenziano da quelli di uso comune, richiamandone il contesto storico, e, quindi, fornendoli di un’identità culturale.
Il primo capitolo, preliminare all’indagine, chiarisce che cosa rappresentasse la festa e lo spettacolo nella Firenze quattrocentesca: un riflesso (commenta l’autrice) dell’inurbarsi del potere che induceva il cittadino ad ammirare come la buona amministrazione apportasse un benessere visibile. La fama degli apparatori delle feste fiorentine oltrepassò lo stato mediceo: il governo favoriva la partenza dei più talentuosi, come dimostrazione di “virtù” autoctone. Lo spettacolo laurenziano, in sintesi, riuscì a far convergere al suo interno resa pratica e finalità propagandistiche. Il capitolo, quindi, propone una selezione di avvenimenti rappresentativi dell’epoca. Dal quadro festivo emerge un’oligarchia borghese che tentava di assumere stili di vita propri di classi aristocratiche d’oltralpe, recepiti grazie ai molti scambi commerciali, ma anche culturali.
Il secondo capitolo entra nel vivo della ricerca, sottolinenado come Firenze repubblicana rappresenti un ambito privilegiato per lo studio della “moda” rinascimentale. Gli scambi continui con diversi paesi la resero permeabile alle novità, reinterpretate, come precisa la Ottaviani, per ragioni di gusto, desiderio di distinguersi e ostentazione di ricchezza. La trattazione accenna, quindi, alla produzione di stoffe di lusso, settore nel quale il capoluogo toscano lanciò nuove tendenze; passa poi alla ricostruzione del “guardaroba ideale” dell’élite cittadina: l’autrice procede con chiarezza aiutata anche dai frequenti raffronti con la “moda” delle classi meno abbienti e soprattutto dai richiami alla produzione artistica coeva, di cui offre un catalogo indispensabile. Moltissimi gli elementi caratterizzanti la moda fiorentina del periodo, fra cui l’uso del velo, regolamentato da autorità civili e religiose (al fiorentino Carlo Strozzi si deve l’invenzione, nel 1476, dell’arte del velettaio). Sono prese, quindi, in esame alcune tipologie particolari di stoffe, utilizzate soprattutto in ambito cerimoniale, e attestate anche in casa Medici. Un bell’esempio il corredo di rappresentanza di Nannina de’ Medici: insieme al prestigio sociale e alla ricchezza della famiglia di provenienza, gli abiti richiamavano la vita pubblica a cui era destinata una donna di casa Medici.
La tesi si conclude con un paragrafo meno sistematico, ma non privo di interesse: per esempio dove l’autrice getta un po’ di luce sulla parallela attività scenotecnica, come ideatori di costumi, di artisti illustri (fra tutti Leonardo). Infine, alla domanda se gli eventi festivi influenzassero l’immaginario degli artisti coevi, Lara Ottaviani risponde che le opere d’arte non erano per forza proiezioni della vita a scapito dell’invenzione artistica, ma alcune sopravvissute ai materiali scenici, hanno potuto conservare il ricordo di molte cerimonie: conclusione che giustifica pienamente l’indagine condotta dall’autrice.
Per i risultati raggiunti, e qui brevemente richiamati, la commissione unanime ha ritenuto il lavoro di Lara Ottaviani meritevole di ricevere una delle borse di studio intitolate a Gaetano Cozzi e riservate alle tesi di laurea.

Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 28 luglio 2024