Idee e strumenti per conoscere e per governare le modificazioni
La “città diffusa” costituisce una sfida per i poteri e per i saperi che si occupano di territorio, di ambiente, di paesaggio. In una piccola area geografica emergono alcuni dei temi più attuali e più ardui per il governo delle modificazioni dello spazio fisico a scala larga.
I segni che si sono accumulati lungo almeno due millenni, e che connotano ancora i tratti fisionomici dei paesaggi, sono entrati, nell’ultimo mezzo secolo, nelle macine pesanti del “modello di sviluppo”, nel crogiuolo di trasformazioni accelerate che hanno degradato la piattaforma idrogeologica, consumato e banalizzato il territorio agricolo, determinato una crescente tensione infrastrutturale e insediativa. A un punto critico è ormai la difesa dei patrimoni costitutivi della natura e della memoria. Oltre il punto critico è la qualità della vita nelle piccole città, anche a causa di un modello di mobilità individuale e opulenta.
Il corso ha inteso affrontare interrogativi teorici e pratici cruciali, non rinviabili. Come coordinare i saperi necessari. Come elaborare programmi di intervento fondati non su defatiganti marchingegni pianificatori onnicomprensivi o su irrigidimenti esclusivamente vincolistici, ma su gesti, strumenti, metodi che possano essere recepiti dai poteri.
Intorno a pochi casi, visitati e discussi, abbiamo incontrato specialismi e committenze. E si è cercato di ragionare sui modi con i quali, di volta in volta, possa essere immaginato (anche inventato) un governo, in equilibrio tra conservazione e innovazione, capace di salvaguardare e di valorizzare nel tempo la forma, la vita, l’identità dei luoghi.