Nei luoghi della “città diffusa veneta”. Che fare?

Idee e strumenti per conoscere e per governare le modificazioni


La “città diffusa” costituisce una sfida per i poteri e per i saperi che si occupano di territorio, di ambiente, di paesaggio. In una piccola area geografica emergono alcuni dei temi più attuali e più ardui per il governo delle modificazioni dello spazio fisico a scala larga.

I segni che si sono accumulati lungo almeno due millenni, e che connotano ancora i tratti fisionomici dei paesaggi, sono entrati, nell’ultimo mezzo secolo, nelle macine pesanti del “modello di sviluppo”, nel crogiuolo di trasformazioni accelerate che hanno degradato la piattaforma idrogeologica, consumato e banalizzato il territorio agricolo, determinato una crescente tensione infrastrutturale e insediativa.
A un punto critico è ormai la difesa dei patrimoni costitutivi della natura e della memoria.
Oltre il punto critico è la qualità della vita nelle piccole città, anche a causa di un modello di mobilità individuale e opulenta.

Il corso ha inteso affrontare interrogativi teorici e pratici cruciali, non rinviabili.
Come coordinare i saperi necessari. Come elaborare programmi di intervento fondati non su defatiganti marchingegni pianificatori onnicomprensivi o su irrigidimenti esclusivamente vincolistici, ma su gesti, strumenti, metodi che possano essere recepiti dai poteri.

Intorno a pochi casi, visitati e discussi, abbiamo incontrato specialismi e committenze.
E si è cercato di ragionare sui modi con i quali, di volta in volta, possa essere immaginato (anche inventato) un governo, in equilibrio tra conservazione e innovazione, capace di salvaguardare e di valorizzare nel tempo la forma, la vita, l’identità dei luoghi.

2001, dodicesimo corso

28 agosto - 6 settembre

seminari e sopraluoghi

coordinamento, relatori, partecipanti

sintesi dello svolgimento

Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 26 dicembre 2024