Bosco di Sant’Antonio

Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
XXIII edizione, 2012


Motivazione della Giuria

La Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino ha deciso, all’unanimità, di dedicare la XXIII edizione (2012) al Bosco di Sant’Antonio, nelle montagne d’Abruzzo, nei dintorni di Pescocostanzo. A volo d’uccello appare come un arcipelago vegetale frastagliato e oblungo, esteso per circa due chilometri di lunghezza al fondo di una valle scavata dal ghiacciaio nei contrafforti sud-occidentali della Maiella. È articolato in varie parti la cui toponomastica, pur oscillando nel corso della storia, fa sempre riferimento a un “primo colle”, a un “secondo colle” e a una “difesa”. La superficie alberata di queste tre figure occupa un’area di un centinaio di ettari a un’altitudine tra i 1.280 e i 1.420 metri, ed è conterminata da una linea molto sinuosa ma ben definita, oltre la quale si aprono i terreni coltivati e presidiati dalle masserie.

Il Bosco di Sant’Antonio ha forma, vita e misure peculiari di un pascolo alberato, di un bosco difesa, nettamente differenti da quelle di una foresta fitta e produttiva o di una boscaglia arbustiva. Il suo tessuto costitutivo, nonostante visibili zone spurie e carenze manutentive, è disegnato da una meravigliosa collezione di grandi alberi, per lo più faggi, molti dei quali vetusti, alcuni plurisecolari dotati di un corpo monumentale a candelabro. Migliaia di poderosi individui vegetali – erano più di tremila quelli messi all’asta e destinati all’ab­battimento nel 1952 – sono qui posti in relazione tra loro dentro una trama larga di luci e di ombre, di addensamenti e di radure, e mostrano i tratti fisiognomici di uno spazio quotidianamente vissuto e governato dall’uomo, escluso agli animali selvatici predatori e ai voraci armenti di ovini; ombroso e confortevole nella calura estiva per cavalli e buoi; ospitale per una lunga e varia lista di organismi viventi, alcuni dei quali anche particolarmente rari, nei durissimi inverni della montagna.

Questo luogo ci aiuta dunque a capire come grandiose e terribili forze della natura siano state affrontate nella storia delle civiltà agro-silvo-pastorali, e come conoscenze e tecniche, arti e mestieri, norme gestionali e pratiche manutentive, misure di tempo e di spazio di lunga tradizione abbiano saputo governarle in alleanza. Bosco come storia plurimillenaria di presenze vegetali, animali e umane. Bosco come laboratorio di arti e mestieri. Bosco come sequenza di ierofanie nel corso dei giorni e delle stagioni. Bosco come lucus di culti e di riti pagani e cristiani, con un singolare cambiamento cinquecentesco del santo eponimo, da Antonio abate ad Antonio da Padova.

Francesco Sabatini lo definisce «grandiosa opera della natura» e contemporaneamente «monumento della civiltà umana», legando la vicenda del bosco alla straordinaria fioritura culturale della comunità di Pescocostanzo. Aurelio Manzi assicura che si tratta del «biotopo forestale più bello e famoso dell’Italia centrale» e Piero Bevilacqua di «uno degli esempi più significativi dei boschi definiti difesa». Elena Croce nel 1983, rinnovando l’appello per «urgenti provvedimenti di rigorosa tutela per conservare il più a lungo possibile gli antichi alberi del Bosco di Sant’Antonio», rievocava l’eroica battaglia condotta nei primi anni cinquanta del Novecento, all’inizio da un solo cittadino, Benedetto Rainaldi, appoggiato poi da Gaetano Salvemini con una lettera pubblicata in «Il Mondo» di Mario Pannunzio, e risolta infine dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. È assai significativo il fatto che il catalogo italiano dei Paesaggi rurali storici, recentemente pubblicato, nel quale il Bosco di Sant’An­tonio trova un posto particolare, sia presentato dalla più alta carica dello Stato.

 

Il Premio Carlo Scarpa, in quanto campagna di attenzioni scientifiche e divulgative, intende inserirsi in questa illustre tradizione di battaglie culturali e civili, e intende contribuire a mostrare come un bosco di lunga durata, al di là del prestigioso ambito naturalistico, vada inteso come luogo, coacervo peculiare di patrimoni naturali, di valori di memoria, di tensioni e contraddizioni connesse alla trasformazione della mentalità e dei comportamenti individuali e sociali.

Con questa edizione, il Premio entra in una figura di paesaggio che ha spesso incontrato, e in alcuni casi conosciuto da vicino, almeno nella “Foresta della Memoria” di Stoccolma, nella defensa della Fresneda dell’Escorial e nella piccola cappella di Otaniemi, ma che mai era stata posta al centro di una sua ricerca e di una delle sue campagne culturali annuali dedicate a un luogo. Il Bosco di Sant’Antonio di Pescocostanzo offre questa preziosa occasione di conoscere meglio, attraverso l’intensità della sua speciale vicenda, la storia più generale dei boschi, le diverse fasi della loro evoluzione, le aggressioni subite, i cicli di degrado e di rinascita. Fino alla loro condizione attuale, che appare, in generale in Europa, in particolare in Italia, connotata da una ennesima metamorfosi delle idee e dei comportamenti, nella quale una crescente ma impreparata domanda di natura provoca contrapposti abusi e immobilismi, abbandoni e calpestii eccessivi, espansioni non sempre utili e persistenti carenze manutentive. L’impegno per la conoscenza non può dunque essere separato dal dovere di contribuire, a partire dalla scuola primaria, alla rinascita di una cultura di governo dei boschi.

Il Bosco di Sant’Antonio ci appare come uno speciale patrimonio di natura e di cultura che, dopo aver attraversato gravi insidie in tempo di guerra e in tempo di pace, è esposto oggi più alle nuove consuetudini degli uomini che alle impervie geologie e agli aspri scarti climatici, e vive in una condizione di salvaguardia assai relativa. Si tratta di una condizione che tuttavia riesce a trasmettere il suo valore di bosco sacro, tutelato perché sacro, sacro perché – e solo se – tutelato.

Infine, ma innanzitutto, bosco come bene comune. Il Bosco di Sant’Antonio è luogo universale di natura e di memoria di cui è responsabile il Comune di Pescocostanzo. A questa comunità, nella persona del suo sindaco, sabato 12 maggio 2012 viene consegnato a Treviso il sigillo di Carlo Scarpa. È un gesto di vicinanza e di incoraggiamento verso questa piccola stupefacente città di montagna che, pur avendo visto dimezzare, da 2.400 a meno di 1.200, i suoi abitanti nell’arco dell’ultimo secolo, ha vissuto con intensità culturale e passione civile lo sforzo postbellico, e vive oggi consapevolmente il tentativo collettivo di immaginare e perseguire un futuro coerente con la propria storia plurisecolare di alto magistero artigianale e artistico.

iniziative pubbliche

29-30 agosto 2013

Pescocostanzo, auditorium San Nicola

Pascoli, boschi, beni comuni di Pescocostanzo

convegno pubblico

8 novembre 2012

presentazione pubblica del

n. 113 di «Lettera Internazionale»

dedicato al "bosco tra natura e cultura" (collaborazione tra la rivista e la Fondazione Benetton)

21-26 agosto 2012

la mostra a Pescocostanzo

 

12 maggio - 1 luglio 2012

Bosco di Sant’Antonio

mostra di documenti e immagini


sabato 12 maggio 2012

ore 9.30-13.30
seminario pubblico
ore 17
cerimonia di consegna del Premio

 

programma

pubblicazione

Bosco di Sant'Antonio,

dossier 2012

Fondazione Benetton Studi Ricerche
/ en.fbsr.it stampa del 13 maggio 2024