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la Fondazione per

«Ludica. Annali di storia e civiltą del gioco», 15-16, 2009-2010

introduzione alla sezione monografica


Giochi di principi, giochi di villani

Jeux de princes, jeux de vilains

Spiele von Fürsten, Spiele von Gemeinen

Giornata di studio. Parigi, 28 aprile 2009

 

La giornata di studio Giochi di principi, giochi di villani è stata organizzata in occasione dell’omonima mostra nella Biblioteca dell’Arsenale, che fa parte della Biblioteca Nazionale Francese di Parigi, su iniziativa di Sabine Coron e sotto la direzione di Ève Netchine. Gli interventi rispecchiano lo sviluppo degli studi, sempre più consapevoli della “serietà” e del significato del gioco in quanto oggetto della ricerca scientifica.
Il numero crescente di mostre, conferenze e pubblicazioni vanta una tradizione particolarmente ricca in Francia, dove il gioco è salito agli onori universitari già dagli anni sessanta. Tutte queste attività dimostrano però che alla complessità e alla diversità dell’universo ludico serve un approccio che parta da prospettive molteplici e internazionali.

Dalla varietà e pluralità degli interventi pubblichiamo quei testi che più corrispondono al quadro programmatico e alla linea editoriale di «Ludica. Annali di storia e civiltà del gioco». Storicamente, considerati in generale, hanno per tema il discorso sul gioco e i giocatori, nonché alcuni elementi fondamentali per le nostre conoscenze sulle attività ludiche. Si interrogano su come l’uomo di epoche passate abbia affrontato queste pratiche culturali essenziali e su come le abbia interpretate. Il medioevo per esempio produsse diversi miti dell’origine che collegavano il gioco a leggende sia edificanti e glorificanti sia demonizzanti. Nel XVI secolo giocatori incalliti come Cardano e Paschasius Justus Turcq pubblicarono opere che possono essere considerate pietre miliari sul cammino verso la discussione attuale sulla dipendenza dal gioco e sulla problematicità dei giochi. Al contempo il gioco stabilisce un dialogo con altre forme di cultura. Da un lato la scrittura e la stampa contribuiscono alla codificazione dei giochi, dall’altro lato certi libri si trasformano in strumenti ludici. Il fatto che il gioco fosse considerato un fenomeno degno di descrizione e di analisi nel mondo erudito del “secolo filosofico” è testimoniato da Diderot e d’Alembert che non disdegnarono di dedicare diverse pagine dell’Encyclopédie al gioco e ai giochi, al suo linguaggio, alle implicazioni psicologiche e matematiche, fino allo “spirito del gioco”.

 

Manfred Zollinger


 
 
 
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