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la Fondazione per

Borse di studio “Gaetano Cozzi”

Anno accademico 2001-2002


GIUSEPPE ANDREA DI CANDIDO, Politica e sport: la fascistizzazione del calcio italiano,
Facoltà di scienze politiche, Università di Milano.

 

MOTIVAZIONI DELLA GIURIA

La tesi di laurea di Giuseppe Andrea Di Candido si articola in tre parti intitolate, rispettivamente, Il calcio nella politica sportiva fascistaLa Federcalcio nel ventennio fascista e Le vittorie internazionali del calcio italiano strumentalizzate dal regime fascista. Nella tesi si ricostruisce con ampia e sicura informazione il processo attraverso il quale il calcio si trasformò nel corso del ventennio fascista da una disciplina scarsamente considerata, se non avversata dalle autorità fasciste, che tentarono anche di contrapporle la volata, un gioco inventato dal segretario del Partito Nazionale Fascista e praticato nell’ambito dell’Organizzazione Nazionale Dopolavoro, nello sport più esaltato dal regime, che tra l’altro seppe sfruttare abilmente le affermazioni della Nazionale italiana negli anni trenta del Novecento per ricavarne consenso all’interno del paese e prestigio all’estero. Come sottolinea il dottor Di Candido, tale metamorfosi va messa in conto ad un duplice processo, la sempre maggiore popolarità del calcio e il mutamento di rotta della politica fascista negli anni del consenso. Mentre negli anni venti il calcio fu penalizzato da una serie di fattori (la sua matrice “straniera”; il suo carattere ancora elitario e già orientato verso il professionismo, che l’escludeva dal catalogo delle discipline “popolari” coltivate dal Dopolavoro, l’organizzazione del consenso di massa; il ridotto interesse che suscitava in un regime, che concepiva lo sport quale preparazione alla guerra), negli anni trenta divenne lo sport fascista per eccellenza. Il ruolo della Nazionale in rappresentanza della nuova Italia e una propaganda che traduceva il divismo dell’élite professionistica in un eroismo sportivo in sintonia con gli obiettivi bellicisti e imperialisti del regime concorsero nel far diventare il calcio il pilastro della politica sportiva del fascismo. La commissione ritiene il lavoro meritevole di ricevere il riconoscimento. 

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