mostra dei documenti sui palazzi Bomben e Caotorta
Prima dell’inizio dei lavori qualcuno chiese con una lettera ai giornali che il palazzo Bomben-Mandruzzato fosse mantenuto nello stato di rudere in cui versava come perenne memoria del bombardamento alleato del 7 aprile 1944 e dei tremendi danni da esso provocati: si sbagliava. I documenti dimostrano che non le bombe ma l’incuria umana ridussero la parte posteriore del palazzo allo scheletro che molti ancora ricordano. Il palazzo fu effettivamente colpito da una bomba che forò, lesionandola, la copertura e penetrò all’interno attraversando i solai in legno senza trovare la resistenza che avrebbe provocato il funzionamento della spoletta e la conseguente esplosione; la mancanza di lavori di ripristino della copertura consentì la penetrazione delle pioggia e il progressivo crollo dei solai e di una parte delle murature interne molto meno solide di quelle perimetrali. La storia che i due palazzi hanno vissuto è antica: posto a margine dell’insediamento storico della città, in corrispondenza del “murus” romano, il sito è stato oggetto di uno scavo archeologico che ha messo in luce una pavimentazione a graticcio, ascrivibile al 1000 d.C., simile a quelle individuate a Venezia e nelle isole della Laguna, posta sulla riva della Roggia appena sotto il livello attuale dell’acqua. Dall’indagine non sono risultate altre precedenti presenze ma uno scavo effettuato a circa 21 metri dalla sponda del corso d’acqua ha permesso il ritrovamento di alcuni pali ancora infissi nel terreno argilloso che potrebbero essere testimonianza del “murus”. La vicinanza con il duomo, storicamente sede del potere temporale, ha favorito la concentrazione di residenze nobiliari o di canonici lungo tutta la via: Bartolomeo Burchiellati ne dà estesa documentazione nel suo manoscritto Gli sconci et diroccamenti di Trevigi, nel tempo di mia vita, …, successivamente ripreso da Matteo Sernagiotto nelle sue Passeggiate. L’insediamento del periodo comunale, di cui sono emerse rare testimonianze (un lacerto di decorazione a finti mattoni, piccole volte murate a tutto sesto) nel palazzo Caotorta fu profondamente modificato nei secoli successivi, specie dopo il ’500, forse a causa del “guasto” realizzato per la difesa della città durante la guerra di Cambrai. Le modifiche non sono mai avvenute con demolizione totale degli edifici preesistenti, come è d’uso attualmente, ma con aggiunte e adattamenti, mantenendo pezzi di muratura e recuperando e riusando i materiali da costruzione finché era possibile. Dopo la fine della Repubblica di Venezia (fine ’700 e prima decade dell’800) avvenne una ulteriore modifica profonda, non necessariamente collegata a cambiamenti di proprietà, anche questa basata sul mantenimento di tutte le strutture possibili ma “riducendo” i prospetti alle forme e alle proporzioni dettate dai principi dell’architettura neoclassica. Di particolare interesse la soluzione inventata in palazzo Bomben per dare illusione di simmetria al prospetto su via Cornarotta e l’inserimento nel medesimo prospetto del palazzo Caotorta della trifora e del balcone con forme barocche, che sembra provenire da un recupero da altro edificio. Nella seconda metà dell’800 il palazzo Caotorta fu oggetto di un ulteriore intervento di sistemazione interna: rimase all’uso dei proprietari il solo piano nobile mentre piano terra, mezzanino e secondo piano furono adattati a residenze in affitto, modificando profondamente gli annessi posti a est e inserendo nell’edificio una seconda scala a servizio esclusivo dei proprietari. I lavori compiuti tra il 2001 e il 2003 rispondono all’esigenza di adeguare strutturalmente e funzionalmente i due palazzi alla nuova destinazione, nel rispetto formale degli interventi radicali del primo ’800 ripristinando fedelmente gli elementi originali non compromessi e assicurando la conservazione anche della minima testimonianza emersa.
dall’8 aprile al 18 maggio 2008 martedì-domenica, ore 10-20 ingresso libero
La mostra, organizzata dalla Fondazione, a cura di Berto Zandigiacomi, è stata inaugurata lunedì 7 aprile, dopo il concerto in memoria del bombardamento del 1944
concerto per il 7 aprile Recital per violoncello e pianoforte tre sonate di Ludwig van Beethoven, Sergej Rachmaninov e Sergej Prokofiev, eseguite da
Pierluigi Piran (pianoforte)
Damiano Scarpa (violoncello)
FONDAZIONE BENETTON STUDI RICERCHE
via Cornarotta 7-9, Treviso, Italy | c.f. 01236810261