quarta rassegna cinematografica dedicata ad Andrea Zanzotto
secondo ciclo di proiezioni, febbraio-aprile 2016
Sperduti nella selva cinematografica
programma a cura di Luciano Morbiato
In sintonia con la programmazione e le linee di ricerca condotte dalla Fondazione, la scommessa della rassegna è legata a un tema frequentato e diffuso nel dibattito culturale ed ecologico che ha accolto in anni recenti un paradosso: dopo gli allarmi ripetuti per decenni sulla scomparsa della foresta nel mondo, ora si parla di boschi in città, una rivincita e una colonizzazione a rovescio, grazie alle quali il culto degli alberi torna ad essere una pratica o una mania, come alle origini della storia dell’uomo. La presenza del bosco, della selva, della foresta nei miti, nella letteratura, nelle arti figurative è una costante inestricabile nel rapporto dell’uomo con la natura, in particolare con gli alberi, dalla dea Madre della vegetazione all’albero della vita (axis mundi), dai selvosi luoghi di culto dei Germani al bosco attorno al lago di Nemi, dalla selva oscura di Dante alla foresta di Dunsiname nel Macbeth, alle tante fiabe dove vengono abbandonati nei boschi bambini affamati e principesse.
Il cinema eredita o saccheggia questo immenso patrimonio boschivo anche se preferisce lasciarlo sullo sfondo, non penetra cioè in profondità che molto raramente nell’intrico e nel buio, a meno che non faccia crescere nello studio, nel teatro di posa una selva artificiale, per poi illudere lo spettatore, sperduto nella rigogliosa selva cinematografica.
Tralasciando tanto la pratica della foresta messa in scena quanto la sua ripresa documentaria, limitiamo la campionatura a una serie di film emblematici in cui il bosco è un motivo narrativo, opere che valgono per se stesse ma anche per molte altre che si possono evocare nella memoria, convocare nella discussione, incontrare in una ricerca successiva (o magari in una sala): il bosco come luogo dell’infanzia e della rivelazione della vita (Il posto delle fragole), uomini che vivono ancora in simbiosi con la natura (Dersu Uzala), il mito del cucciolo d’uomo cresciuto nella foresta (Il ragazzo selvaggio), l’impossibile ritorno dell’uomo moderno nel paradiso della selva primigenia (Grizzly Man), il bosco delle fiabe di magia al tempo delle storie postmoderne (In compagnia dei lupi). (L.M.)
La Nature est un temple où des vivants piliers
Laissent parfois sortir de confuses paroles ;
L’homme y passe à travers des forêts de symboles
Qui l’observent avec des regards familiers.
Baudelaire, Correspondances (Les fleurs du mal)
È un tempio la Natura ove viventi / pilastri a volte confuse parole / mandano fuori; la attraversa l’uomo / tra foreste di simboli dagli occhi / familiari (trad. Luigi de Nardis)